Di Sana Pianta: Cannabis e Terapia

È ormai risaputo, o quantomeno si spera lo sia, che la cannabis è una pianta dalla storia millenaria. Circa 4000 anni fa, l’imperatore cinese Shen-Nung, nella sua opera Pen ts’ao Ching”, consigliava i cannabinoidi perché “annullavano i reumatismi”. L’amara realtà è che da lì ad oggi poco si è evoluto. O meglio, gli studi su questa pianta sono andati avanti, ma l’opinione pubblica è stata influenzata nel pensare ad essa come qualcosa di sbagliato, dannoso, nocivo. Una “droga”. E così, 4000 anni dopo, non più in Cina ma in Italia, assistiamo al populismo dilagante di chi alimenta la propria credibilità politica attraverso un moralismo bigotto, sostenendo che “lo Stato non deve essere uno spacciatore”, ma favorendo le mafie e il loro business milionario che, a quanto pare, lo stesso Stato non è chiamato ad arginare. Lo stesso Stato che si prodiga tanto in sequestri e persecuzioni che, tuttavia, vanno a colpire piccoli e medi imprenditori del settore, con regolare attività, che non c’entrano nulla con la criminalità organizzata, anzi la combattono quotidianamente. Ne abbiamo parlato qualche mese fa nell’articolo “Cannabis e legalizzazione”.

Come dicevamo, da allora poco è cambiato. C’è stato un emendamento approvato in commissione di bilancio riguardo la regolamentazione dei fiori di canapa industriale con un contenuto di THC inferiore allo 0,5%, che tuttavia è imploso in uno stallo legislativo, dato dall’evidente volontà del Senato di deviare l’argomento. Persino la Cassazione, organo massimo della giustizia italiana, si è espressa a favore della coltivazione di piccole quantità di cannabis per uso personale, ma non si è aperto nessun dibattito nelle sedi opportune.

 Quanta paura vi fa la cannabis?

Effettivamente è una pianta che potrebbe rivoluzionare un intero sistema, un compromesso a cui coloro che ci governano non sono disposti a sottoporsi, perché motivati da interessi economici e politici a cui questa pianta darebbe molto fastidio. E se si parlasse della cannabis come cura, quanto sarebbe ancora sopportabile l’oscurantismo generale? Quante vite siamo ancora disposti a gettare in mano agli psicofarmaci ed ai medicinali tradizionali? Oltretutto, questa risorsa ci permette di salvaguardare la più importante delle vite, ovvero quella del nostro pianeta. La canapa è la risposta a impatto zero, totalmente biologica ed ecologica, un prodotto naturale in grado di cambiare il mondo, e la stanno tenendo nascosta.

(fonte: terranuova.it)

Nonostante la mentalità comune sia rimasta particolarmente ottusa a riguardo, è risaputo che la canapa può essere utilizzata per innumerevoli utilizzi e, tra questi, suscita particolare interesse l’aspetto terapeutico. Gli studi scientifici hanno dimostrato che nelle nostre cellule è presente il sistema endocannabinoide, che si lega ad alcuni recettori (i cannabinoidi, appunto), prodotti anche dal nostro stesso organismo. L’avvenire della malattia può indebolire o inibire questi recettori, i quali hanno bisogno  di essere integrati dall’esterno. I principi attivi della cannabis, THC e CBD, sono in grado di fornire un apporto prolungato di cannabinoidi. In alcuni casi, essi possono bloccare la crescita di un tumore. Ma sono innumerevoli le potenzialità sperimentate, così come tantissime sono le aree condizionate da questi recettori. Il sistema endocannabinoide agisce direttamente su: umore, sonno, appetito, metabolismo, dolore, memoria, funzioni immunitarie, infiammazioni, funzioni neuro protettive e di sviluppo, digestione, riproduzione. 

Data la poliedricità dei benefici della cannabis sul nostro corpo, la possibilità concreta è quella di sostituire i medicinali chimici tradizionali o alleviare i loro effetti collaterali, specialmente in patologie invasive come l’epilessia e la sclerosi multipla, o in terapie altrettanto invasive come la chemioterapia. Inoltre, questa cura alternativa può essere una chiave di speranza per chi è affetto da una malattia ancora inesplorata o difficile da arginare con sistemi convenzionali. Questo è solo uno dei tanti motivi per cui la canapa rappresenta una risorsa straordinaria: sottovalutata dall’opinione pubblica (che continua a ritenere l’argomento relegato ad un gruppo ristretto di ex hippie nostalgici e “fattoni” inguaribili), in realtà viene usata da un numero sempre maggiore di persone come vera e propria cura e sollievo da patologie gravi. Tuttavia, i governi spesso ignorano la richiesta di migliaia di pazienti, che chiedono di mettere da parte una volta per tutte i pregiudizi riguardanti questa pianta. Si ritorna sempre sugli stessi aspetti, che paiono spesso macigni inevitabili: in Italia, ad esempio, è consentito curarsi con preparazioni a basi di cannabis medica, ma a causa della cattiva informazione questa è difficile da ottenere. Molti medici, totalmente impreparati in ambito, non si prendono la responsabilità di prescrivere la cannabis perché non la conoscono, mentre la continua criminalizzazione della sostanza ostacola l’ingresso del dibattito all’interno dell’ambiente accademico. Così, il processo per ottenere questi prodotti dallo Stato è spesso infinito e tortuoso, sia dal punto di vista burocratico che da quello prettamente operativo. 

Il buco legislativo è a livello europeo: la canapa per uso medico è tollerata, ma non esiste una normativa comune a riguardo, essendo i singoli stati responsabili di creare una propria normativa. Mentre in molti Paesi come l’Olanda, la cannabis è stata ormai accettata in tutte le sue sfaccettature, sia dall’opinione pubblica che dal mondo legislativo, in altri Paesi si fa fatica ad ingranare. Nonostante i pareri contrastanti, l’Italia è il secondo paese del continente per quantità di cannabis medica venduta dopo la Germania e, per quanto paradossale possa sembrare, supera anche la stessa Olanda. Il dato si può spiegare considerando che la popolazione olandese rappresenta numericamente un quarto di quella italiana. Tuttavia, questo dato ci suggerisce che anche le nazioni storicamente proibizioniste (almeno per quanto riguarda la cannabis) come Italia e Germania stanno aprendo ( e devono decisamente aprire) gli occhi a riguardo. In Italia, ad esempio, la cannabis medica viene coltivata presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico militare di Firenze, ma la sua produzione è limitata da un vincolo di 150 kg all’anno, una quantità infima se si pensa che debba bastare per tutte le farmacie nazionali.

Di recente abbiamo avuto la possibilità di intrattenere una chiacchierata molto interessante con Ivana, una signora molto disponibile che ci ha raccontato della sua lotta contro l’artrite reumatoide e la fibromialgia, due malattie che hanno costretto lei e suo marito a muoversi continuamente in cerca di una cura. Tra dispendi economici piuttosto onerosi e medicinali pieni di effetti collaterali, Ivana sta finalmente trovando una soluzione nella cannabis. Di seguito riportiamo la trascrizione integrale della conversazione.

(fonte: Beleaf)

S:Siamo a Salsomaggiore Terme con Ivana, che oggi ci racconterà la sua esperienza con la cannabis terapeutica. Secondo me è importante parlare sempre di più di questo argomento perché ancora oggi, nel 2020, ci ritroviamo ad affrontare un pregiudizio verso questa sostanza, che in realtà aiuta tante persone come te ad avere sollievo e, in alcuni casi, a risolvere determinate condizioni patologiche anche gravi. Quindi ti ringrazio per avere accettato questa chiacchierata e perché, nel tuo piccolo, contribuirai a fare un’importante informazione a riguardo.

I: “Grazie a voi di essere venuti fin qui. Sono 26 anni che mi hanno diagnosticato l’artrite reumatoide, sono arrivata a nove protesi. Ho passato tanti di quei dolori, dal ’92 fino ad oggi, e ho provato qualsiasi tipo di medicina in commercio. Ultimamente mi avevano prescritto degli oppiacei, ma erano “all’acqua di rose”, in quanto non adatti ad una malattia grave come l’artrite reumatoide, aggravata poi dall’emergere della fibromialgia, che è ancora più cattiva perché prende pelle, ossa e muscoli. Ho avuto delle neuropatie tanto tremende da non potermi muovere, mi sembrava di rompermi tanto era il dolore. L’unica cosa che faceva l’oppio era quella di farmi dormire, anche troppo; poi mi dava un senso di stordimento, non mi faceva sentire bene.”  

S: “Prima degli oppiacei, come hai iniziato a curarti?”

I: “Ho cominciato con i sali d’oro, andavamo a comprarli in Svizzera e costavano una cifra, perché in Italia non esistevano ancora. Erano delle iniezioni con Plaquenil, che è molto pericoloso perché può causare cecità, tanto che era impiegato anche per la malaria. L’ho preso per nove anni. Inoltre assumevo 100 mg di Voltaren al mattino e 50 la sera, 8 mg di Urbason tutti i giorni per nove anni. Poi sono passata all’Arava, di nuovo in Svizzera, ma il medico reumatologo se ne fregava altamente, dovevo chiedere tutto in laboratorio: come si assumeva, come si gestiva, e proprio in laboratorio mi dicevano «è il tuo medico che deve dirtelo» e anche lì costava una cifra, carissima. Arrivo all’Iperbalica: con l’Iperbalica sono stata bene tre mesi, non avevo dolori né niente, soltanto che la sanità non l’ha più passata per l’artrite reumatoide. Ho trovato un posto favoloso a Lucca, siamo andati per nove anni a Lucca. Lì mi hanno ridato vita con il biologico. Sono stata benissimo con il biologico. Poi hanno dovuto chiudere per motivi personali. E adesso sono a Reggio, mi trovo benissimo perché è un grande centro di ricerca in tutti i campi. I medici vanno in America e portano tutte le innovazioni qui in Italia.

S: “Qual è stato l’iter per arrivare alla cannabis medica?”

I: “La cannabis terapeutica ho fatto un po’ fatica ad averla. Sono andata prima da un anestesista a Reggio Emilia che mi ha consigliato le gocce di Bedrocan, poi sono andata dal medico curante che, menomale, crede in questa cura e me l’ha prescritta, perché molti medici non ci credono. Poi mi sono rivolta alle farmacie galeniche che ho trovato su internet, ce ne sono tante. Tuttavia, in molte farmacie è difficile trovarla. Nel mese di settembre scorso ho provato a Parma e mi hanno detto che sarebbe arrivata a fine mese. Da fine settembre siamo passati a fine ottobre, da fine ottobre sarebbe arrivata a fine novembre. Quindi ho lasciato perdere e ho provato a Collecchio, ma anche lì mi hanno detto che sarebbe arrivata a fine mese. E il mese dopo ancora. Allora ho deciso di cambiare ancora una volta e ho trovato finalmente una farmacia a Ferrara che mi ha dato disponibilità immediata. Purtroppo è ancora una cura a pagamento: un flaconcino di Bedrocan da 50 ml costa 125 euro. Oggi sono due settimane che ho iniziato ad assumere l’olio di cannabis, quindi piuttosto di recente, ma ho molta fiducia, è l’ultima spiaggia questa. Per ora mi ha rilassato molto, mi fa dormire tranquilla, e non sento quell’intontimento che sentiva con gli oppiacei. Mi trovo molto bene.”

(fonte: Fondazione Veronesi)

S: “Cosa pensi riguardo questo mondo e tutte le associazioni che si muovono a riguardo?”

I: “La cannabis terapeutica mi da moltissima fiducia. Io ne parlo alle altre persone e cerco di diffondere. Voglio supportare “Youcann”, che è un’associazione che fornisce sempre un grande aiuto a riguardo. Anche se non sono medici, mettono a disposizione le loro conoscenze sul mondo della canapa.”

S: “Sarebbe importante aprire il dibattito continentale per consentire a tutti di accedere a questa sostanza senza problemi. Stiamo pur sempre parlando di persone che hanno bisogno di curarsi, e hanno bisogno di farlo in maniera naturale, senza imbottirsi di roba chimica, spesso di discutibile effetto.”

I:Potremmo acquistarla direttamente in Italia, ma la mandano a prendere in Olanda e in Canada, perché producono solo 150 kg all’anno, che divisi per tutte le farmacie nazionali sono una goccia nell’oceano. Non ce n’è per tutti. Ho letto anche di persone che, poverine, non ne hanno avuta per tre mesi e sono rimaste sulla sedia a rotelle. Questa è una cosa grave. Ma perché non ne possono coltivare di più in Italia?

S: “Come ti trovi con il Bedrocan? Ti aiuta?”

I: “Per adesso si. A livello di dolori non ancora perché, come ha detto l’anestetista, ci vogliono almeno tre mesi prima che faccia effetto completamente. Io ho avuto pazienza ventisei anni, quindi un altro po’ posso aspettare.”

S: “Dopo tutte queste esperienze negative, bastava una boccetta di cannabis?”

I:Ci speriamo davvero!

S: “Ci sono tante fiere riguardanti la canapa, per esempio l’Indica Sativa Trade a Bologna. In particolare, quest’anno ci sarà un ritrovo dedicato a coloro che si curano con la cannabis terapeutica, che speriamo possa essere un potente strumento di sensibilizzazione a riguardo. Tu come hai conosciuto la cannabis e qual è stato l’impatto iniziale?”

I: “Ho sentito parlare della cannabis terapeutica leggendo su Internet. Io la cannabis la conoscevo solo come spinello e come abbigliamento, perché anni fa avevo comprato una maglietta di canapa, bellissima e freschissima. Poi ho approfondito la ricerca e ho visto che effettivamente serve per tantissime altre cose, che davvero non credevo. Mi sono informata.

S: “Questo è molto importante. C’è tanta ignoranza a riguardo e ci sono persone che non vogliono saperne, senza minimamente approfondire. Cosa ne pensi del fatto che questa sostanza continui ad essere criminalizzata, ti senti di dire qualcosa a chi ha ancora pregiudizi riguardo la cannabis?

I:Penso che sia giusto diffondere informazioni a riguardo. Io, per esempio, sono venuta a conoscenza delle potenzialità della canapa solo a causa della mia malattia. Ho allargato i miei orizzonti e ho scoperto che ci sono tante altre cose. Bisogna andare in giro, nelle scuole, nelle comunità, nei circoli, diffondendo informazione, perché è molto importante. Ho notato che più delle parole, sono le immagini che rimangono impresse. Ci sono tanti articoli a riguardo, anche di Youcann, come dicevo prima. C’è un aggregazione di persone di tutte le fasce d’età e questo è molto importante per fare passaparola. Divulgare, andare dappertutto, parlare con le persone. Poi è anche una cosa individuale, io ho avuto dei problemi e ho conosciuto la canapa per questo, ma se sentissi parlare della canapa in un’altra ottica sarei curiosa di scoprire di più. So che si possono fare mattoni, abbigliamento, cibi, ma che bello!”

T. Supertramp
(artwork: Matissec)

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