Radio Alice: “Dare voce a chi voce non ha”

A Bologna esiste una città dentro la città, un villaggio che si dipana lungo tutta la Via che lo racchiude e custodisce: Via del Pratello. Un luogo dove il tempo acquista un diverso significato e la temporalità, tipica della metropoli, è abolita. Fermandosi ad osservarlo, pare infatti di ammirare un grande albero secolare: si ha la sensazione che nulla potrà mai turbare la sua esistenza.
La storia di questo quartiere, d’altronde, è pluricentenaria, ed è proprio nella botanica che va ricercata l’etimologia del suo nome: 
il termine “Pratello”, di origine medievale, deriva infatti da “Peradello”, cioè “luogo alberato con peri” (in sintonia con altre vie molto vicine: via Nosadella, caratterizzata da noci; via Frassinago, da frassini).
Attualmente, per me (e molti della mia generazione) il Pratello è l’afa delle giornate estive, gli spritz al bar Piratello, il Parchetto di via Pietralata, il 25 Aprile… Per altri prima di me, tuttavia, questo luogo -in particolare Via del Pratello 41– è legato indissolubilmente e nostalgicamente alla memoria: questo civico, infatti, rappresenta la culla dove, ormai decenni fa, nacque Radio Alice.

Milioni e milioni di Alice in potenza

Difficile dire oggi che cosa fu, per quei tempi, l’esperienza di Radio Alice: basti pensare che ad oggi, nel suo campo, rimane un esempio avanguardistico ineguagliato di sperimentazione, dentro e contro l’esistente. Ma andiamo con ordine: nel 1976, in Italia venne sancita la liberalizzazione dell’etere, fino a quel momento ad appannaggio esclusivo della radio pubblica (RAI). Di lì a poco cominciarono a diffondersi e moltiplicarsi le prime Radio Libere. Il concetto alla base era quello di poter usufruire di un mezzo di comunicazione di massa, svincolato dalla censura vigente sulle frequenze di comunicazione ufficiale, per poter propagare le proprie idee: i vissuti, gli affetti, la musica e tutto ciò che concerneva gli stili di vita propri di quella generazione ribelle.
Ora, per capire fino in fondo ciò che fu Radio Alice, è innanzitutto fondamentale inserirla all’interno del proprio contesto storico: siamo a Bologna, metà anni ‘70, il paese è lacerato da un conflitto sociale senza precedenti, si respira aria di Rivoluzione e l’assalto al cielo sembra più vicino che mai. Al di fuori della politica istituzionale, incarnata dai due grandi partiti della prima Repubblica (DC e PCI, tesi all’epoca verso ciò che verrà definito compromesso storico), esiste, ulteriormente a sinistra dello scacchiere, una foltissima galassia di gruppi politici extraparlamentari.
A rischio di banalizzare, risulta impossibile inglobare tutti questi gruppi, nella loro alterità, in un unico pensiero che li racchiuda in toto. Possiamo però tracciare delle linee di demarcazione tra i gruppi di ispirazione più libertaria (Lotta Continua, Potere Operaio, Movimento Studentesco) e quelli organizzati in maniera più dogmatica (Marxisti-Leninisti e Avanguardia Operaia). Tra essi non è spesso corso buon sangue, frequenti erano infatti le critiche di carattere teorico, quand’anche più pratico. Ciò che li accomunava, tuttavia, ero lo spirito rivoluzionario e l’appartenenza ad un nuovo sentire collettivo, anche di carattere generazionale: in questo senso, possiamo quindi parlare di Movimento. Sono anni in cui la violenza è all’ordine del giorno e, nelle frange di movimento, c’è chi sceglie di intraprendere la strada della lotta armata. Anche in questo caso, le maggiori differenze tra i gruppi armati sono di carattere organizzativo, tra chi si organizza in maniera verticistica (come un vero e proprio partito in armi) e chi sceglie la strada dello spontaneismo armato: spiccano le sigle delle Brigate Rosse, di Prima Linea, dei GAP (Gruppi Armati Proletari) e via dicendo.

E’ in questo contesto, in una città colma di giovani e pulsante di vita grazie alla sua vocazione universitaria (oltre alla fama di essere città aperta ed accogliente), che nasce Radio Alice. Come progetto in sé, Radio Alice venne concepita nel 1975 da un gruppo di amici, provenienti dalle più disparate esperienze e realtà: chi militante politico, chi studente del DAMS, chi lavoratore e chi semplice appassionato. In comune l’assoluta inesperienza nella gestione di una Radio, che si rivelò proprio uno dei punti di forza del progetto. L’assenza di un modus operandi con cui procedere fu infatti determinante per sgombrare il campo da vecchi preconcetti e cliché, lasciando così massima libertà alla sperimentazione di forme e linguaggi differenti. L’innovazione radicale di cui Radio Alice si fece portatrice fu quella di mettere a completa disposizione la propria linea telefonica, dando così la possibilità a chiunque l’avesse voluto di collegarsi con loro in diretta Radio. Al giorno d’oggi, abituati come siamo all’interazione costante e diretta veicolata dai Social Media, rischia di sfuggirci l’immenso potenziale per quei tempi di una simile trovata. Seguendo il motto “dare voce a chi voce non ha”, in pochissimo tempo la Radio venne sommersa da centinaia e centinaia di telefonate: chiunque avesse avuto voglia di raccontarsi, avrebbe potuto farlo e avrebbe trovato uno spazio sulle frequenze 100.6 MHz. 

Radio Alice in un fumetto di Andrea Pazienza

La prima trasmissione andò in onda il 9 Febbraio del 1976, rigorosamente senza palinsesto, all’insegna di una sperimentazione surreale e dadaista. Così le dirette si alternavano tra informazione e satira, la musica compiva voli pindarici, gli Skiantos si susseguivano a StockhausenGaznevada a Beethoven, persino dalle telefonate da casa ci si poteva aspettare di tutto: “chi chiamava per parlare di politica internazionale e chi per sapere dov’era Giovanna”. Eccezion fatta per l’unico appuntamento fisso, alle otto di sera, con le “favole per mandare a letto i bambini”, oltre al brano Lavorare con lentezza del cantautore pugliese Enzo Del Re, con cui si aprivano e si chiudevano sempre tutte le trasmissioni.
Ben presto Radio Alice divenne una presenza fissa nelle case di Bologna e, a pochi mesi dall’inizio delle trasmissioni, per rispondere all’arresto di Franco “Bifo” Berardi, la Radio lanciò dai suoi microfoni l’iniziativa “Facciamo festa alle repressioni”, dando appuntamento a tutti in Piazza Maggiore. Nelle ore successive, tra i 20 ed i 30 mila studenti presero parte a quella grande festa collettiva, che si protrasse dalla mattina sino a tarda notte. Radio Alice era diventata un mezzo potentissimo di diffusione e propagazione di idee, così potente da iniziare a far paura a qualcuno, su ai piani alti.

 

Dario Fò in Piazza 8 Agosto, durante il Convegno contro la repressione

La mattina dell’11 Marzo 1977, sotto il portico di Via Mascarella, venne ucciso lo studente di Medicina e militante di Lotta Continua Francesco Lorusso, freddato alle spalle da un carabiniere con un colpo d’arma da fuoco. La notizia dell’assassinio si sparse rapidamente, dando vita ad una serie di cortei spontanei che, partendo dalla zona universitaria, percorsero il centro città e sfociarono in violenti scontri con la Polizia. Il giorno seguente, le forze dell’ordine irruppero negli appartamenti di via del Pratello 41 arrestando tutti i presenti, con l’accusa -rivelatasi poi infondata- di aver diretto via etere gli scontri del giorno precedente e di essere quindi la regia dei disordini seguiti all’assassinio di Francesco Lorusso. Di seguito l’audio e la trascrizione degli ultimi concitati momenti seguiti all’irruzione della polizia, anch’essi rigorosamente trasmessi in diretta Radio.

Questo sono le ultime voci diffuse
sabato 12 marzo 1977, ore 23.15

ANTEFATTO: verso le 11 di sera del 12 Marzo, in radio ci sono una ventina di compagni, si discute degli scontri e della situazione di piazza, sia in onda, sia fra persone.
Al momento la città è calma, le forze dell’ordine si sono ritirate dalla zona universitaria e sembra che si stia andando verso una riduzione del livello dello scontro.
All’improvviso dei violenti colpi alla porta annuciano l’arrivo della polizia, i compagni decidono di fuggire dai tetti, in redazione rimangono Valerio e Mauro Minnella per proteggere le apparecchiature e Antonio Fresca e Paolo Saponara (occasionalmente presenti anche se non sono redattori della radio) che non se la sentono di affrontare nel buio i tetti di Bologna.
La trasmissione inizia con rumori di sottofondo, con grande casino, sedie spostate, gente che si muove nella stanza.
Un compagno: … portate via questo
Valerio dall’altra stanza: Avete il mandato?
voce di poliziotto: Si
Si sente lo squillo del telefono:
Mauro al telefono: Alice?
Valerio dall’altra stanza: Fai vedere?
voce di poliziotto: Si, apri la porta
Valerio dall’altra stanza: Prima voglio vedere il mandato.
Mauro al telefono: Metti giu’ c’e’ la polizia, qui sopra da noi.
Antonio: Scappiamo di sopra, scappiamo lì.
Mauro: Piano, ragazzi.
Un compagno: Su, su aspettate. Non aprite, non aprite fin quando non arriva qualcuno …
Di nuovo il telefono:
Mauro al telefono: Pronto, Alice?
Valerio: C’hanno le pistole puntate, non apriamo un cazzo …
Mauro: Si’, c’e’ la polizia, se trovi qualcuno del collettivo giuridico di difesa, immediatamente qui!
Un compagno: No, ma non scappate dalla finestre
(casino)
Mauro al telefono:
 Non me frega niente ….(casino) Ascolta, e’ più importante … Ascolta lascia giu’ ti prego.
Attenzione, a tutti gli avvocati, a tutti i compagni che ci sentono, che si mettano in comunicazione con gli avvocati. Attenzione a tutti i compagni che ci sentono: tentino di mettersi in comunicazione con l’avvocato Insolera e con gli altri del Collettivo Giuridico di difesa.
voce di sottofondo: Ci spara la polizia, ci sparano!
Mauro: Daniela, se sei alla radio stai calma!
Antonio: No dove andate.
Valerio: … Fai quel numero di telefono Mauro: Non va bene questo. Questo qui, Gamberini 51…
Valerio: Casa? Mauro: Si, … 51…
Valerio: … voi siete puliti? voce dal fondo: Si, si
Mauro: 80 … Ancora un appello di radio Alice, radio Alice ha la polizia alle porte e tutti i compagni del Collettivo giuridico di difesa, per favore, si precipitino qui in via Pratello.
……
Mauro: Risponde nessuno ?
Valerio: Non risponde nessuno.
Mauro: Attenzione, tutti i compagni del Collettivo Giuridico di difesa, telefonino alla radio e si precipitino immediatamente qui.
(squilla il telefono)
Mauro al telefono: Pronto si’.
Polizia: Aprite! (rumore di colpi).
Mauro al telefono: Mauro, ascolta (ancora rumori di colpi piu’ forti) c’e’ la polizia qui, stiamo aspettando gli avvocati…
Attenzione, qui ancora Radio Alice stiamo aspettando che arrivino gli avvocati per poter fare entrare la polizia.
C’e’ la poliziache sta tentando di sfondare la porta in questo momento 
(rumore di colpi)… Non so se sentite i colpi per radio (rumori di fondo confusi)… abbassa il coso…
Valerio al telefono: Si c’e’ la polizia alla porta che tenta di sfondare, hanno le pistole puntate e io mi rifiuto di aprire, gli ho detto finche’ non calano le pistole e non mi fanno vedere il mandato.
E poi siccome non calano le pistole gli ho detto che non apriamo finche’ non arriva il nostro avvocato.
Puoi venire d’urgenza, per favore, ti prego d’urgenza, ti prego…
c’hanno le pistole e i corpetti antiproiettile e tutte ste’ palle qua…
via del Pratello 41..
ok! ti aspettiamo… ciao.
Valerio: Digli… Mauro! stai basso!!!
Mauro urla alla polizia: Gli avvocati! Un momento che stanno arrivando gli avvocati!
(telefono)
Un compagno: Telefono!
Mauro alla polizia: Dopo quando ci sono gli avvocati.
(Ancora telefono)
Mauro al telefono: Alice
Un compagno: Dio boia, che sfiga
Mauro: Si ascolta, abbiamo la polizia qui alla porta, lascia giu’ per favore il telefono.
Valerio: Attenzione, qui e’ sempre radio Alice, abbiamo la polizia fuori dalla porta
(campanello) con i corpetti antiproiettile, con le pistole in mano e tutte ste’ cose qua e stiamo aspettando i nostri avvocati.
Ci rifiutiamo assolutamente di far entrare la polizia finche’ i nostri avvocati non sono qua.
Perche’ loro puntano le pistole e cose del genere e non sono assolutamente cose che noi possiamo accettare…
va beh, prego i compagni di radio Citta’,se stanno ritrasmettendo come mi pare il nostro programma, se per favore ci danno l’avviso, via radio li sto ascoltando.
Mauro: Tutti i compagni, tutti i compagni in Piazza Maggiore prima di mezzanotte, assolutamente.
Radio Citta’, che telefoni qui a Radio Alice.
(telefono)Pronto?
Valerio: Radio Citta’ che telefoni a radio Alice, per favore, radio Citta’ che telefoni qui a radio Alice per favore o che avvisi di essere in ascolto e di stare ritrasmettendo questa cosa, eh… attraverso la radio, per favore…
stiamo ascoltando.
Pero’ non riusciamo a capire se e’ un nostro rientro o se sono loro che ritrasmettono, per favore radio Citta’ date la voce.
(telefono)
Mauro: Radio Citta’, attenti allora amici di radio Citta’, telefonate compagni…
(telefono) Pronto?
Valerio: Comunque compagni la situazione e’ stabile.
Mauro al telefono: No, Signora, stiamo solo aspettando gli avvocati.
Valerio: La situazione e’ stabile, la polizia e’ sempre fuori che aspetta di entrare sempre con i corpetti antiproiettile, sempre con le pistole puntate.
Mauro al telefono: Ne sta arrivando uno …
Valerio: Hanno detto che sfonderanno la porta e cose di questo genere
(voci)Preghiamo tutti i compagni che conoscono avvocati di telefonargli e dirgli che siamo assediati dalla polizia in questa maniera,
non so se avete visto il film eh… porca vacca come cazzo si chiamava… quello di Bohl… quello sulla Germania… …il caso Katharina Blum!
Ecco gli stessi identici elmetti, gli stessi identici giubbotti antiproiettile, le Berette puntate e cose di questo genere, veramente assurdo, veramente incredibile, 
(voci) veramente da film (ancora voci di fondo), giuro che se non battessero alla porta qui fuori penserei di essere al cinema…
Mauro dal fondo: non ce l’ho sottomano, ascolta nessuno sa il numero di radio Citta’? Valerio: 34 64 58.
Valerio: Stiamo aspettando ancora l’arrivo del compagno.
Siamo in quattro qui su alla radio che, niente… che facciamo lavoro di controinformazione e siamo qui che aspettiamo la polizia per vedere che cazzo fa.
(voci concitate e rumori) Per il momento sembrano tranquilli, non fanno tanto casino, si sono calmati, hanno smesso di picchiare contro la porta, si vede che la ritengono molto robusta…
eh, mi dai un disco che mettiamo su un po’ di musica, porco dio.
(Squilla il telefono)
Mauro: Alice…
Valerio: Il telefono qui e’ a getto continuo, veramente a getto continuo…
ecco qui Beethoven se vi va bene, bene, se no seghe…
Mauro: No, Calimero e’ andato via, si’…
Dal fondo: dio boia, lo sapevo, lo sapevo
Mauro al telefono: No, ascolta, sono da solo, c’e’ la polizia qui che sta battendo sulla porta.
(Musica)
Valerio: Un po’ di musica di sottofondo
(continua la musica)
Mauro: Non lo so, ascolta, non so nemmeno se vado a dormire, stanotte… Che rottura di palle, anche lei lì…
Antonio: Dai vagli mo a dire che aspettiamo gli avvocati…
(si sente casino e colpi forti)
Valerio: Dunque la polizia ha ricominciato a battere alla porta, continua a urlare di aprire.
Mauro alla polizia: Stanno arrivando!!! Stanno arrivando!!!
Valerio a Mauro: Stai attento! Stai giu’!!!
Polizia: Porco dio, aprite, aprite!!!
(Si sente un gran casino)
Mauro alla polizia: Stanno arrivando gli avvocati, aspettate cinque minuti, sono qua per strada.
Polizia: Entriamo dentro state pronti!!!
Mauro: fai sentire i colpi
Valerio: Gli unici commenti sono: Porco dio, aprite e cose di questo genere…
(Squilla il telefono) Alice!
Polizia: State con le mani in alto, mani in alto.
Valerio al telefono mentre la polizia entra: Non so chi sia Alberto, no, non sono Matteo, senti c’e’ la polizia alla porta…
(Casino)
Antonio: Sono entrati, sono qui!!!
Valerio: Sono entrati!!! sono entrati!
Siamo con le mani alzate, sono entrati, siamo con le mani alzate…
(Casino, rumori di attrezzature smosse)
Valerio: Ecco, stanno strappando il microfono…
Polizia: Mani in alto eh!
Valerio: Ci abbiamo le mani in alto. Stanno strappando il microfono
(Casino)… hanno detto …(Casino) questo è un posto del mandato…

… SILENZIO …

POSTFATTO: La polizia arresta i quattro compagni più Paolo Epifano che nel frattempo, ignaro di tutto, sta salendo le scale di via del Pratello 41. In questura i poliziotti pestano violentemente i cinque compagni negli uffici della squadra mobile, dopodiché li trasferiscono nelle carceri di San Giovanni in Monte (Questi fatti vengono descritti da Valerio Minnella in un articolo comparso su “Il Domani di Bologna” dopo i pestaggi di polizia del G8 di Genova). Qui resteranno alcuni mesi prima di essere scarcerati in libertà vigilata. Il processo si svolgerà solo sette anni dopo e si concluderà con l’assoluzione.
 
fonte: radioalice.org

 

Carro armato lungo Via Zamboni

Si concluse così, nella repressione più bieca, con la distruzione sistematica dell’apparecchiatura radio necessaria alle trasmissioni, l’esperienza di Alice. Ciò che però i manganelli non hanno potuto piegare vive nella memoria di una generazione, che scelse di lottare e che si fece depositaria di un testimone. Oggi più che mai, nella lotta contro lo stesso nemico, alla nostra generazione spetta il compito di raccoglierlo e riscoprirlo. Apprendere dalle pratiche messe in atto un tempo, non per emularle, ma per evolverle, cercando di coglierne le mancanze e farle nostre.
Radio Alice si ispirò molto alla filosofia di Deleuze e Guattari: quest’ultimo inserì l’esperienza della Radio anche nel suo libro Rivoluzione molecolare e nuova lotta di classe”Ciò che Alice (e, con essa, mille altre radio, giornali, riviste e fanzine) seppe cogliere fu proprio l’anticipazione di una tendenza creativa, per quel tempo avanguardista, di messa in comune, fondendo un’aspra critica dell’esistente a una necessaria prospettiva di un futuro altro, avvalendosi giustamente dei mezzi a propria disposizione e rigettando quindi una fobia anti tecnica, rifiutando i limiti imposti dall’inscriversi nella comfort zone del già noto/visto. Alice seppe liberarsi dai vincoli mentali e non, lasciando spazio alla fantasia, ripudiando la retorica sterile, generando un’esplosione pulsionale delle energie collettive, tese a squarciare lo spazio-tempo della Storia, subìto passivamente dai più. 

Radio Alice

Mors
(artwork: Matissec)