Lasciatemi parlare

Questa mattina mi sono svegliato presto.

Da quando vivo qui, non riesco a fare a meno di aprire gli occhi in tempo per le luci dell’alba. Lo spettacolo è incredibile. Da Solipsia non si vedono orizzonti: lì dove prima c’era una linea piatta, ora si nota la curva dello sferoide oblato terrestre. Sopra la mia testa, un tripudio di colori: dal carminio est, all’ancora violaceo ovest. Sotto di me, fresche nuvole sfiorano la pianta dei miei piedi. Mentre sorseggio un caffè nero come la notte, con le gambe penzoloni nel vuoto,  le attività nell’isola ricominciano. Quest’isola è nata dalla forza di un’idea, con i mezzi messi a disposizione dalla contemporaneità.  E’ nata indipendente, solitaria, cominciando il suo viaggio attorno al mondo e dentro di esso. Sempre, però, mantenendo il distacco che un’isola deve avere. La necessità di un posto sicuro si faceva avanti. E lei non ha esitato ad accoglierci.

Il nostro dissenso comincia a sbocciare. Rigoglioso. La nostra possibilità, anche immediata, di esprimerlo pubblicamente, risulta ormai ovvia ai più, o almeno a chi non ha mai vissuto in un mondo senza libertà di stampa e di parola. Dovrebbe essere normale, in una società almeno apparentemente democratica, che ognuno possa esprimere la propria opinione. Ma ultimamente stiamo imparando, sulla nostra pelle, che non è il momento (storico) giusto per dare le cose per scontate.

Si avverte un pericolo, lo si avverte in ogni attacco alla stampa, in ogni pugnalata ai giornalisti, quando non allineati alla macchina propagandistica ideata per coprire le falle di una sempre più dilagante incompetenza.

L’Italia, secondo l’ultima stima sulla libertà di stampa di Reporters Sans Frontières, risulta 46esima in un ranking di 180 paesi. La suddetta ONG, esaminando il caso italiano, sostiene:

“il livello della violenza contro i reporters cresce in maniera allarmante. Molti giornalisti, specialmente a Roma e nel Sud Italia, affermano di vivere costantemente nel terrore di subire rappresaglie, irruzioni in casa e intimidazioni”

… e ancora:

“molti di loro sono, inoltre, preoccupati per la recente elezione del M5S, partito politico che spesso mostra il proprio criticismo verso i media e non esita a mettere alla gogna gli autori che non piacciono.” 

(fonte RSF: https://rsf.org/en/italy)

Questo è il parere dell’organizzazione che vigila sulla libertà di stampa in tutto il mondo. Come dargli torto, in effetti: lo stesso M5S, in questi giorni, pubblica la lista dei “giornali cattivi” e dei “giornalisti buoni”, in cui figurano solamente 8 firme (tra cui, ovviamente, Marco Travaglio). Ed è solo uno dei sintomi di un pensiero totalitario insito nei buoni propositi grillini.

Nell’ultima settimana, infatti, si ode l’eco delle polemiche causate da un’affermazione, vomitata dal condottiero morale degli onesti Alessandro di Battista, che etichetta i giornalisti come “pennivendoli puttane”. Affermazione infelice, ancor di più per il “movente”: difendere Virginia Raggi, assolta dal reato di falso documentale per la nomina di Renato Marra, arrestato per corruzione. Assoluzione arrivata non perché il fatto non sussista, ma poiché esso non costituisce reato. Quindi, il fatto c’è. Ma questo è, probabilmente, troppo complesso da comprendere, in particolare per un elettorato che evidentemente non arriva ad una comprensione completa della realtà; un elettorato vittima e complice degli ingranaggi infernali di una propaganda governativa sempre più totalizzante.

In un paese in cui, un ex-parlamentare del calibro di Di Battista, rappresentante di una forza politica da circa undici milioni di voti, sferra un vile attacco ad un pilastro portante della nostra società, i campanelli d’allarme iniziano a suonare. Anche se, verrebbe da dire, non da ora:

La libertà di stampa in Italia ha avuto un processo travagliato, sconnesso.

In particolare, l’universo legislativo che ruota intorno alla stampa ed alla libera divulgazione, brancola in un grigio legale che va avanti dalla caduta del regime fascista. Si pensi che, nonostante i migliori propositi dell’articolo 21 della Costituzione, il codice penale “Rocco”, approvato nel 1930, pur essendo stato modificato negli anni più volte, è ancora in vigore. Le norme che regolano la libertà di stampa, in particolare, sono state “addolcite”, ampliando i margini di “tolleranza” all’atto pratico, ma senza ridefinire concretamente la normativa e lasciando quindi gli oneri del caso, ovviamente, ai magistrati ed alla loro personale discrezione ed interpretazione, con tutti i rischi connessi.

Un equilibrio fragile. Costantemente minacciato, oltre che dai poteri politici, come ben sappiamo, anche dalle organizzazioni mafiose… E con le istituzioni complici, che ultimamente minacciano di togliere la scorta agli individui soggetti a protezione speciale, se non d’accordo con la vigente linea politica.

Intanto, mentre scrivo questo articolo, Federico Ruffo (giornalista di Report che indagò sulle infiltrazioni mafiose nella tifoseria della Juventus) denuncia il tentativo di incendio della casa in cui vive ad Ostia.

La nostra libertà non è in buona salute. Costantemente minacciata su tutti i fronti. Siamo, però, ancora in una bolla di protezione: avvertiamo le minacce, ma ci sentiamo ancora al sicuro. Il punto è che, anche se si è in disaccordo con l’opinione altrui, si dovrebbe lottare affinché questa possa sempre essere espressa (ovviamente, fino al sorgere dell’intolleranza).

Si è fatto tardi, sollevo lo sguardo e lascio scivolare via queste amare considerazioni. Potrei restare qui seduto tutto il giorno a contemplare la bellezza di ciò che vedo. Solipsia viaggia nel firmamento, tracciando il proprio percorso parallelo a tutto il resto. Un fiato leggero mi accarezza la testa. Bellezza effimera. Poiché non vi è vera bellezza dove non c’è libertà. Libertà che ci bacia la fronte, ci invita a rimanere in alto, da dove possiamo osservare tutto in prospettiva.

Devo alzarmi, sono in ritardo. Mentre penso a queste cose, in fondo, mi rendo conto di essere stato fortunato ad arrivare qui. Ho trovato il mio posto nel mondo.

Mister O

(ph: Supertramp)