ATTERRAGGIO

Se solo mi lasciassi andare,
che male ci sarebbe?

Quello che sento non è un nome che prende forma nell’infinità del tempo.
Quello che sento puoi ascoltarlo chiudendo gli occhi,
come delicate carezze sulle corde della vita.
Dentro la mente inizia il ballo invisibile,
il cuore scandisce il ritmo del viaggio.
Penso.

Vorrei lasciarmi andare al confusionario divenire,
senza capirne il senso intrinseco in ogni gesto.
Svuoto il mio pensiero da uno schema binario,
così da riuscire a discernere le sfumature nell’iride.
Errante abbandono i miei bagagli di convinzioni,
finzioni e
luride indecisioni.
La mia identità non ha forma,
scivola sulle orme dei miei passi.
La mia identità non è un nome nell’unicità della storia,
persa nel suo ciclo vizioso.

Anche se brucia da morire restare in piedi,
io divento fuoco che arde il tempo,
sorgendo dalle ceneri.
Anche se a volte i sogni diventano pugni nello stomaco
io mi trasformo in continuo desiderio,
per soddisfare l’insaziabilità delle percezioni.
I miei piedi imparano a sanguinare,
per riuscire a superare quest’acredine che non lascia scampo.
Mi destano ogni qualvolta sorge il sole questi raggi che splendono,
confondendomi con il dorato del mattino,
diventando ginestra che posa le sue radici nel mondo

McMay
(PH:LaCirasa)