Nocche rotte

Apro la bocca,
il mio urlo fuoriesce,
ma diventa eco
nel tuo corridoio nero pece.

Mi cospargo nei frammenti di luce
che scandiscono il tempo.
Le mie gambe vacillano,
stanche di essere inseguite
dalla creatura anomala del passato.
Mento, se dico,
che non penso
alla strada ormai andata.

La decisione, in fondo,
era solo mia,
di sradicare radici illusorie.
Ho estirpato la linfa che conduceva al passato,
per preferire di appassire,
sola,
in un autunno eterno.
Tutto si dissolve nell’aria
e quello che indugia
sono le foglie di un’anima distratta.
Ho preferito impazzire,
seguire il ritmo della vita,
annodarla al dito e
respirare l’odore del mondo.
Ho abbattuto il muro
eretto dalla paura,
arrivando,
senza più fiato,
nel cielo blu cobalto.

Leggero,
è il mio battito di ciglia
tra un sogno e un altro.
Giunta al capezzale,
vedrò le mie nocche rotte,
ma la mia bocca forte riderà,
perché ricorderà
di non esser affogata
in queste sabbie mobili della mente.

McMay
(artwork: Brindisi)