L’altro

Alle volte sento qualcosa scalciare dall’interno delle mie membra.
Prima mi squarcia le viscere, poi lo sento salire. Corre, è invadente, sbatte contro qualsiasi organo vitale. Ogni tanto qualcosa lo ferma, ogni tanto riesce ad uscire. Quando lo fa, emette un rumore stridente, assordante e sento la trachea fremere violentemente. La colonna vertebrale si erige, il diaframma si svuota, gli occhi guizzano all’indietro. Non ho più il mio sesto senso attivo. Non sono più io. È uscito e adesso sono in suo possesso.
Poi rimane solo il silenzio, la mente momentaneamente catatonica, solo il respiro affannato riesce a distruggere la campana di vetro e a farmi tornare in me. Mi guardo attorno, ci sono solo io, eppure avrei giurato di non essere presente in quel momento. Quel vetro lo sento ancora in bocca. Il sangue è l’unica cosa che rimane giunto a questo momento, ha un buon sapore.
Nel buio che mi circonda vago, mi sbarro allo specchio, le pupille si dilatano a tal punto che quasi riesco a scorgerlo, è girato di spalle e sta tornando dentro di me.
Svario