Nuvole artificiali

Nuvole artificiali sovrastano il mio sguardo,
perso nelle tossine di questa esistenza.
Le persone hanno fretta,
così veloci da non guardarsi intorno.

La natura è una perdita di tempo,
dicono,
siamo diversi,
affermano.
Chirurgia sperimentale
per le nostre emozioni selvagge.
Ma siamo diversi,
dicono,
superiori,
affermano.

Ci copriamo il viso con delle maschere,
per nascondere i nostri occhi
che sbagliano,
dicono,
alcuni sguardi sono troppo vivi,
e noi la vita non la vogliamo,
la rifiutiamo.

Fecondazione sperimentale,
per i nostri cervelli ribelli,
dicono,
muscoli pericolosi che offuscano i sensi.
Ci bloccano il pensiero,
dicono,
indisciplinato come la natura
ci rende schiavi.

Schiavi di noi stessi.

Uccidiamo l’essere umano che è in noi,
dicono,
bussiamo alle porte della sua madre maligna.
Imprigionato deve restare,
per non farci più del male
per far tacere quelle odiose domande,
perpetue
quanto il tempo che scorre.
Ma noi non vogliamo cambiare,
non vogliamo combattere ogni giorno,
non vogliamo aver le nocche rotte
ogni notte.

Noi vogliamo la morte
di tutto ciò che pulsa
che ride
e che si trasforma.
Dicono che sia l’unico destino
per noi esseri incompleti
rimanere fermi ed inetti.
Così ogni tramonto finisce allo stesso modo,
ognuno nelle sue dimore
ed il tempo non ha più valore.

Ma le mie mani tremano ancora
quando guardo il cielo nero
e non capisco il perché
improvvisamente mi sento vuota.

Ho la sensazione che lontano da qui
esista la vita,
dove il pensiero è ancora libero
e nuota in un oceano infinito di dubbi.
Forse è l’unica cosa che avevamo,
in un tempo in cui la mente cresceva selvatica.
Quando non eravamo solo numeri
di una serie infinita di copie,
messe in fila seguendo un unico ordine.
Quando,
forse,
era permesso parlare,
discutere,
perché c’era qualcosa che bruciava dentro
e che dava anima al nostro involucro esterno.

Discutere,
una parola ormai così antica.
Dovrei smetterla di scrivere,
mi sembra quasi di ritornare a vivere.

Bussano alla porta,
ops
forse mi hanno sentita ridere.

McMay
Artwork: Matissec