L’Albatro n.11: “Ungheria – sovranismo reale”

Il palazzo del parlamento di Budapest si adagia placidamente sulle rive del Danubio, sembra quasi galleggiare, malgrado la sua imponenza. L’odore dei lagos fritti si diffonde per le strade della città, fino ad arrivare al Ponte delle Catene, che collega le due parti distinte della capitale ungherese: la moderna e cosmopolita Pest con l’antica e suggestiva Buda. Il monumento dedicato all’Armata Rossa si trova a due passi dall’ambasciata americana, a simboleggiare il passato ungherese, strettamente connesso a quelle potenze mondiali che, mentre favorivano la liberazione del paese, l’hanno ripetutamente annientato a suon di bombe. Tra l’anticonformismo caotico del Szimpla Kert, il ruin pub (letteralmente, pub nelle rovine) più famoso della città, e la vita notturna del quartiere ebraico, sembra quasi di camminare per le strade di una capitale libera e indipendente… purtroppo non è così.

La scritta in rosso si traduce con “lunga vita a Budapest”, ma è stata corretta (trasformando la L in una G) e trasformata in “bruciare Budapest”

Da due mesi a questa parte, l’Ungheria (come tutto il mondo d’altronde) vive l’emergenza dovuta al Covid19, senza nessuna esclusione di colpi. Tuttavia, qui come in altri paesi (coma la Slovenia e la Serbia), la pandemia è stata sfruttata dal governo per rafforzare la propria posizione ed ottenere il controllo totale del potere politico. Il 30 Marzo, il premier ungherese Viktor Mihály Orbán chiede l’attribuzione di “pieni poteri” presentando un’istanza in parlamento, che viene votata ed approvata con 137 parlamentari favorevoli e 53 contrari, con i voti decisivi di Jobbik Magyarországért Mozgalom (Movimento per l’Ungheria migliore), partito antisionista d’estrema destra, presente in Parlamento dal 2009 oltre che terzo partito nel paese a livello elettorale.
La mossa strategica di Orbán gli permetterà di governare direttamente il paese a suon di decreti, sviluppati ed approvati esclusivamente, senza la possibilità di un vaglio legislativo: ogni provvedimento sarà effettuato direttamente dall’esecutivo per decreto, senza la presa in esame del Parlamento; inoltre, le elezioni sono state sospese, rendendo il premier l’unico possibile detentore, oltre che esecutore, del potere.

Uno dei primi provvedimenti di Orbán per il “contrasto” al Coronavirus riguarda una stretta sulle fake news: chi diffonde notizie fuorvianti e false riguardanti il Covid rischia fino a 5 anni di reclusione in carcere. Una misura esemplare, se non fosse che stiamo parlando di un aspirante dittatore, quindi anche le polemiche contro l’esecutivo e la gestione dell’emergenza saranno sicuramente considerate alla stregua delle bufale, diffuse molto spesso dallo stesso governo che però, in questo caso, le condanna duramente.

Viktor Orbán durante il discorso unificato alla nazione per l’emergenza coronavirus

Tuttavia, le misure adottate non si collocano esclusivamente nell’ambito della gestione pandemica. Un altro provvedimento in via di approvazione descrive un percorso ben preciso nella guerra contro la comunità LGBT, precisamente contro i transgender: questa nuova legge definisce il genere sessuale come “sesso biologico basato su caratteristiche sessuali primarie e cromosomi”, ovvero non sarà più possibile ottenere un riconoscimento giuridico per le persone che vogliano cambiare sesso. Questa legge, chiaramente, andrebbe a colpire anche le persone che hanno già cambiato sesso: il procedimento legislativo messo in campo da Orbán andrà apertamente contro le leggi europee per quanto concerne la difesa dei diritti umani, creando un ipotetico terreno di scontro tra la comunità europea e l’Ungheria. Il Comitato Europeo per i diritti civili e politici ha già avviato un’indagine nei confronti di Orbán per verificare se ci siano o ci siano state delle violazioni imputabili: tuttavia, questo non fa che confermare l’elefantiasi che affligge l’Unione Europea, incapace di limitare in maniera tempestiva atti come questo, che non hanno bisogno di una certificazione ulteriore per verificarne la gravità.

Questo provvedimento svela le reali intenzioni di Viktor Orbán, oltre che fornire un’importante chiave di lettura sulla collocazione ideologico-politica del neo dittatore ungherese. Qualche anno fa, ad esempio, Orbán riuscì a far passare una legge che impediva chiaramente alle università di proporre corsi di laurea sugli studi di genere, come sottolineato dal Guardian. Tutte queste misure, correlate al clima omofobo e razzista perpetrato dalla maggioranza governativa, si affiancano perfettamente ad una neo-collaborazione transnazionale tra fondamentalisti ultracattolici, neofascisti e sovranisti: un agglomerato attualmente senza nome, ma con forma ben precisa.

La narrazione della famiglia tradizionale, strettamente propedeutica alle posizioni antiabortiste e transofobiche, caratterizza gli slogan e la propaganda di una serie di eventi internazionali promossi da tale agglomerato: ne è un esempio il Congresso della Famiglia, che si tiene a Verona ogni anno e che riunisce tutti i rappresentanti politici, religiosi ed istituzionali di questo fronte ultraconservatore unito, per l’appunto, da innumerevoli punti comuni. Potremmo sostenere che l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, coadiuvata dal suo stratega elettorale Steve Bannon (fondatore di Breitbart, sito web di riferimento per l’alt-right americana e di tutto il mondo), abbia rappresentato il vero e proprio spartiacque storico di tale deriva internazionale.

Locandina del Congresso mondiale delle famiglie del 2019

Difatti, come già sottolineato in un nostro articolo dello scorso anno, Bannon ha creato, nel 2018, un’agenzia di collocamento politico chiamata “The Movement”. Ubicata a Bruxelles, quest’agenzia è fondata sulla dichiarata volontà di unificare tutte le sigle sovraniste ed ultracattoliche del vecchio continente sotto un’unica bandiera nera. Ospitato in Italia, precisamente nella certosa di Trisulti (in provincia di Frosinone), Bannon è riuscito a tessere trame e alleanze in tutta Europa, grazie soprattutto ad un’associazione chiamata Dignitatis Humanae, con la quale è riuscito ad ottenere la concessione per la gestione della certosa e a creare una vera e propria “scuola di sovranismo”, volta a diffondere le sue idee in Europa. Ex presidente di questa associazione, oltre che attuale patrono dell’Ordine Militare di Malta, è Raymond Leo Burke, cardinale della curia vaticana e punto di riferimento fondamentale del fronte ultracattolico mondiale. E’ proprio Burke a guidare questo fronte a livello ideologico, stringendo legami forti con i politici sovranisti europei come, appunto, Viktor Orbán. Il premier ungherese è infatti suo stretto confidente, al punto che il 4 Febbraio scorso, i due hanno intrattenuto un dialogo assieme sul palco del meeting conservatore internazionale organizzato da Giorgia Meloni a Roma, il National Conservatism Conference. 

Uniti a doppio filo con i politici sovranisti di tutto il mondo, grazie ad incontri e meeting svolti alla luce del sole, questi potentissimi personaggi hanno unito le proprie forze in un fronte internazionale che si oppone fortemente, ad esempio, alle svolte progressiste in campo religioso del Papa, come svelato dall’interessante e dettagliata inchiesta di Report “Dio patria famiglia SPA”.
Ma non solo: le politiche contro l’immigrazione e, come nel caso di Orbán, contro la comunità LGBT, provengono tutte da questa matrice comune, una ragnatela oscura di interessi e favori, poteri e potenti, legati assieme dalla visione comune di un mondo fondamentalista, conservatore ed arretrato.

Il cardinale Raymond Leo Burke

L’Ungheria, all’interno della narrazione in questione, costituisce un caso esemplare per questa visione del mondo: un premier ultracattolico, alleato politicamente con l’estrema destra, con idee conservatrici e xenofobe, in aperto contrasto con il progressismo e, generalmente, con ogni sorta di apertura mentale ed ideologica nei confronti del “diverso”. Un esempio da seguire per i colleghi sovranisti di tutta Europa.

Le riflessioni da porre sono innumerevoli, ma riconducibili a due filoni principali: il sopracitato “blocco sovranista” europeo e l’Unione Europea stessa. Orbán ha utilizzato l’emergenza Covid per far “saltare il tavolo” (già in equilibrio precario) e prendere il potere incontrastato all’interno del sistema politico ungherese. Agli occhi dei sovranisti di tutta Europa, la presa di posizione di Orbán non può che apparire come un caso da imitare e mitizzare, divenendo, nella loro narrazione, “l’impresa epica dell’eroe che salverà i valori cattolici dalle grinfie dei buonisti”. Parole che suonano già sentite, in effetti.
Non dimentichiamoci che il premier ungherese costituisce uno dei principali alleati politici, a livello europeo, dei sovranisti “nostrani” Matteo Salvini e Giorgia Meloni. D’altronde, come visto precedentemente, l’operato di tutti i sovranisti europei si colloca all’interno di un quadro molto più ampio rispetto ai meri confini nazionali, legato ad ambienti ben precisi, come quello costruito dal cardinale Burke e da Steve Bannon: nulla, in questa situazione, viene detto o fatto per caso.
Concludendo, sorge spontaneo un dubbio che riguarda direttamente l’UE: è possibile violare apertamente i valori fondanti dell’Unione senza incorrere in gravi problemi di legittimità? E’ possibile prendere pieni poteri, in maniera incontrastata, in uno dei paesi membri? E’ esattamente quello che sta succedendo in Ungheria, lasciata completamente libera di creare una dittatura nel pieno del continente, nel pieno del 21esimo secolo, nel pieno di un’emergenza mondiale.

Mister O
(ph: T. Supertramp)