Where is God?

La religione è una costruzione mentale eretta dall’uomo fin dall’origine dei suoi tempi.

L’essere umano, sin dagli albori delle prime comunità, inventò i culti ed i miti religiosi al fine di motivare l’ignoto e sentirsi protetto nei confronti di quest’ultimo (nonché dalle avversità della realtà circostante), giustificando, in qualche modo, il senso di tutto. Ahimè, non ci è riuscito.

La religione, d’altronde, non ha mai soddisfatto realmente questa perpetua necessità umana, né potrebbe concretamente mai soddisfarla. E’ illusoria, proprio in quanto frutto della stessa mente ed inventiva umana, oltre ad essere incoerente nei suoi canoni ed insufficiente a colmare le enormi voragini di dubbi che caratterizzano l’animo umano.
D’altro canto, le più disparate dottrine religiose nella storia sono sempre riuscite a penetrare le menti, i popoli e le culture, imponendo dogmi, false credenze, coercizioni mentali e modalità educative a dir poco discutibili.
Il risultato è stato (e continua ad essere) l’affermarsi nell’uomo di un certo tipo di mentalità (per usare un eufemismo) 
retrograda. Nella pratica, questa dinamica sociale contribuisce unicamente alla diffusione di pregiudizi e discriminazioni di ogni genere, in nome della presunta “supremazia della verità” che ogni culto rivendica per imporsi sulle altre dottrine. Il tutto, sin dall’alba dei tempi, col bene placido delle varie istituzioni governative (dai babilonesi agli egizi, dai greci ai romani, dagli imperi orientali alle antiche monarchie assolute, fino ai moderni stati nazionali) che spesso hanno visto nelle religioni e nel diffuso oscurantismo che le caratterizza un’arma vincente per detenere e mantenere il potere costituito.
L’etica di sottomissione religiosa ha permeato e permea, fino ai giorni nostri, ogni società sul pianeta. Basti pensare, ad esempio, a quanto possa dar fastidio, ancora oggi, una cosa essenzialmente stupida come una bestemmia: desta ancora scandalo (oltre ad essere addirittura reato in molti stati) se pronunciata in pubblico. Fa riflettere quanto, in molti casi, le imprecazioni rivolte ai santi e ai vari personaggi religiosi creino scalpore proprio alle orecchie di chi, tuttavia, accetta ed utilizza quotidianamente insulti e turpiloqui.
Ipocrisia? Anche, ma non solo. E’ il frutto della perenne pretesa delle religioni di essere intoccabili e privilegiate poiché “ultraterrene”, così che tutti debbano conformarsi sotto una stessa linea di pensiero considerata incontrovertibile per definizione e, di conseguenza, ritenerla giusta. Quella stessa linea che ha già dato risultati terribili, così come vedremo qui di seguito.

Spiegarsi l’inspiegabile: le radici di ogni religione

L’essere umano nasce buono, per poi essere contaminato. Infettato e corroso dalla sua stessa evoluzione, ha creato il potere e le sue conseguenze – come la superbia, la rivalità e l’odio – fino ad esserne totalmente soggiogato (ne abbiamo già discusso in un precedente phototelling, intitolato “La piaga dell’uomo”). Potremmo dire lo stesso per la religione.

Tracciando una breve storia esemplificativa, possiamo affermare quasi con certezza che l’uomo abbia venerato per la prima volta un’entità “superiore” nel momento in cui, messo in difficoltà dagli agenti atmosferici, ha iniziato a “pregare” il sole, la pioggia, il vento ecc. ecc..

Successivamente, ha sviluppato la tecnica, con cui ha potuto trarre vantaggio dagli elementi stessi: ha scoperto il fuoco, iniziando a sfruttarlo per difendersi e riscaldarsi. Così l’essere umano è riuscito a dominare le condizioni esterne. I tumulti interni, tuttavia, restavano irrisolti: spinto dal grande mistero della vita e dall’innata curiosità che lo caratterizza, spesso incapace di darsi risposte tangibili sulle cause degli eventi stessi, ha creato e tramandato storie fantastiche (i primi miti), che avvicinavano l’ignoto alla quotidianità. Nella pratica, inventava una spiegazione a quello che (almeno all’epoca) era considerato inspiegabile.

La religione, quindi, è nata in funzione della più atavica emozione umana: la paura dell’ignoto.

Questo sentimento comune, intrinseco in ogni società esistita, ha retto la leva su cui le religioni hanno, nei secoli successivi, creato un gioco di interessi talmente forte da riuscire a tramutarle in “questioni di stato”. Focalizzando la nostra attenzione sulla parte occidentale del globo, potremmo individuare il fulcro di questa corrosione nella nascita della religione cristiana.

La fede come arma: il potere del cristianesimo

Nata come costola dell’ebraismo, diffusasi nell’impero romano a partire dal I secolo come un messaggio di “salvezza degli umili, dei poveri e dei dimenticati”, la dottrina cristiana è stata (nelle prime fasi della sua storia) bersaglio di guerre e campagne di persecuzione perché ritenuta un crimine contro il potere costituito ed oligarchico dell’epoca, in cui solo i “virtuosi” potevano accedere ai culti.
D’altronde, già dal suo esordio il nascente cristianesimo si candidava a diventare “l’alternativa popolare” alle credenze dei tempi, proprio poiché professava per tutti e, soprattutto, per “gli ultimi”, il diritto di pregare e credere nella nuova storia di Gesù, il figlio di Dio.
Tuttavia, gli ideali popolari ed inclusivi vennero presto disattesi. Con la fine dell’Impero Romano d’Occidente, le persecuzioni cessarono ufficialmente, dando al cristianesimo la possibilità di espandersi e consolidarsi stabilmente all’interno della società. A questo punto, paradossalmente, esso non si limitò più ad organizzare agglomerati di preghiera, ma fondò una vera e propria istituzione pienamente equiparabile, per influenza e dinamiche, al potere politico: la Chiesa.
Questo “ente”, descritto come “mezzo e corpo mistico dell’Altissimo” (seppur creato dagli uomini), è nel tempo diventato talmente potente da arrivare a mettere le mani anche sul potere temporale, esercitato fino a quel momento, per definizione, esclusivamente dallo Stato. In questo modo, questa nuova istituzione sociale, sfruttando la necessità intrinseca dell’uomo di sentirsi “protetto dal fato”, è arrivata ad essere influente sugli uomini tanto quanto lo Stato, oltre a diventarne analogamente spietata e bramosa di potere. La diretta conseguenza fu l’epoca delle Crociate: guerre sanguinosissime definite “sante”, promosse dal Papa in persona – il capo supremo della Chiesa cattolica – combattute per mero “imperialismo religioso” e susseguitesi, a partire dall’XI secolo, per più di cinquecento anni. La Chiesa smaschera così la sua vera natura, dimostrando di non essere una creazione del Dio caritatevole a lungo professato: al contrario, rivela la sua matrice umana, in quanto creata dagli umani per gli umani.
A questo punto della storia, d’altronde, le varie religioni nel mondo (l’Islam ne è solo un ennesimo esempio) avevano già ampiamente strumentalizzato il concetto originale di fede, manipolandolo e ponendolo alla mercé del potere politico, al fine di monopolizzare la vita, le abitudini e persino i pensieri delle persone.

La religione perde i suoi connotati liberatori e si tramuta in oppressione.

Anche successivamente alle “guerre sante“, questa tendenza venne infatti confermata. Con l’evoluzione della scienza e la diffusione del metodo scientifico, l’uomo iniziò a darsi spiegazioni nuove, dimostrabili, diverse dalle classiche fornite dagli antichi dogmi religiosi, scoprendo un mondo inedito e totalmente differente da quello raccontato. Non solo, gli stessi monaci e filosofi cristiani iniziarono ad avere pensieri divergenti rispetto alla dottrina cattolica imposta fino a quel momento. La Chiesa, anche in questo caso, si rese protagonista di una repressione totale, perseguendo centinaia di pensatori ed illuminati, scienziati e ricercatori, etichettandoli come eretici e bruciandoli vivi nelle piazze.

Tutto ciò si è trascinato drasticamente fino ad oggi, epoca in cui la violenza esplicita è stata rimpiazzata da atrocità velate e gestite sottobanco, come gli svariati giri sporchi (ormai globali) di denaro e pedofilia. Inoltre, la mentalità cristiana rimane attaccata ad alcuni dogmi che, dal lontano passato ai giorni nostri, tramandano varie forme di pregiudizio che, anche sforzandosi di contestualizzare negli scorsi secoli con un’eventuale arretratezza storica, non hanno, specialmente nel 3° millennio, senso e motivo di esistere.
Basti pensare a quello che il Vaticano rappresenta, ad esempio, per l’Italia: una zavorra, figlia del passato, che continua ad avere una micidiale influenza politica ed ideologica, costituita da vescovi e cardinali corrotti, che predicano l’elemosina e la carità mentre, nascosti dietro una “veste sacra”, vivono in sale affrescate (risalenti ai tempi in cui persino l’arte era sotto il controllo religioso), solazzandosi su baldacchini e sedie placcate in oro, che da soli basterebbero a sfamare l’Africa
. E’ un sistema che si regge, ancora oggi, sulle stesse pretese di moralità, bontà e carità predicate da oltre 2000 anni. Pretese avanzate da chi, nei secoli, ha sempre predicato bene e razzolato malissimo.
Non si venga a dire che religione cristiana e Chiesa non siano la stessa cosa: la seconda è figlia della prima, nonché la sua manifestazione “in terra”. Non si pensi neanche al cristianesimo come l’unica religione corrotta ed incoerente verso i propri stessi princìpi: innumerevoli sono state e sono, ancora oggi, le guerre combattute ed il sangue versato in nome di questa o quella divinità.

Il concetto di religione è, di per sé, illusorio. Sforzandosi di sostenerlo, bisognerebbe stigmatizzarlo in favore di un’idea molto più concreta (ma allo stesso tempo profonda e spirituale), che permetta di rapportarsi ad un dio (qualsiasi cosa si intenda) in maniera indipendente e priva di canoni: un concetto molto più letterale ed etimologico di “fede”, inteso come il credere fortemente in qualcosa, qualunque cosa essa sia, poiché indefinibile per definizione.

Ho da sempre pensato che le religioni fossero qualcosa di alquanto relativo e limitante, nella misura in cui ritengo inverosimile che le credenze profonde di milioni di persone possano essere raggruppate sotto uno stesso libro. Credenze così profonde e personali, appunto, ma soprattutto così vaghe e tutt’ora ignote per l’essere umano: basterebbe ad esempio chiedere ad ogni conoscente cosa crede sinceramente possa esserci dopo la morte, per ricevere dozzine di risposte differenti.
Le religioni, d’altro canto, pretendono che la fede personale debba essere confinata entro parametri prescritti, impartiti attraverso l’indottrinamento. Funziona un po’ come per i nazionalismi e le discriminazioni razziali: in fin dei conti, la religione dipende spesso dal luogo, dalla famiglia e dall’estrazione sociale in cui si nasce. Le famose circostanze.
Dovremmo tutti renderci conto che, semmai esistesse una religione pura, dovrebbe essere cercata guardandoci dentro. Se esistesse un qualche Dio, dovrebbe essere liberato da ogni assolutezza e dogma, senza alcuna convenzione.

Per quanto mi riguarda, qualcosa esiste: è una presenza, un’energia che sta dietro tutte le cose, detentrice di una conoscenza (e coscienza) superiore, non accessibile all’essere umano a causa dell’infinita piccolezza di quest’ultimo. D’altronde, è proprio per questo motivo che le religioni sono finte, illusorie: sono state inventate dall’essere umano. Non solo: le religioni si sono corrose nel momento stesso in cui sono entrate in contatto con la realtà terrena, rendendosi esposte a giochi di potere e di denaro. Tutto ciò è stato possibile nel momento in cui, nell’immaginario collettivo, le divinità hanno assunto forma umana, identificandosi pienamente con la figura del “capo” che impone i propri precetti. Invece la religione è qualcosa di spirituale: non basta dunque leggere uno specifico libro, o nascere in un determinato luogo, a determinare la fede di un individuo. La fede, in quanto materia trascendente, va prima di tutto sentita, non indottrinata. Questa fede, infatti, può essere avvertita e vissuta in infiniti modi diversi tra gli uomini.
Per questo dico che dobbiamo sentirci liberi di scegliere di credere in ciò che vogliamo, senza costrizioni di nessun genere (che ancora si perpetuano in tante religioni), affinché si possa sviluppare una vera fede, che venga dal profondo, che sia in armonia con la natura di ognuno. Solo questa io definisco religione, in quanto oltrepassa l’esperienza umana per provare a spiegare, senza dogmi né assolutezze, quell’atavico senso di vuoto.

T. Supertramp
(ph: T. Supertramp)