L’ALBATRO n.1: “M&M”

L’albatro vola alto nel cielo, poi plana, cadendo in picchiata libera verso il mare.

Cos’è la libertà? Un concetto sfuggente, dicevo in un vecchio articolo. In realtà, libertà è quel volo, l’occhio libero di andare, il cielo sereno.
Quest’anno, a proposito di articoli, inauguro una nuova rubrica: non a caso, è intitolata “L’Albatro”. Le nostre utopiche aspirazioni, d’altro canto, sono spesso raffigurate con un volo. La sensazione di potersi librare in aria liberi, essere capaci di entrare ovunque, raccontare la realtà e allo stesso tempo essere alti nel cielo: sinestesia del nostro spirito.
Con quest’intento, ogni due settimane racconterò una storia, senza filtri, cercando ed evidenziandone le contraddizioni, con una sola nobile vocazione nel cuore: la curiosità.

Quando Solipsia ha preso il volo, uno dei concetti che ci frullavano in testa più frequentemente era quello della prospettiva, inteso come punto di vista migliore da adottare sul mondo, la sua storia ed i suoi eventi. Questo barlume è stata una guida, posta come cardine del progetto stesso. La nostra visione, dal principio, vuole essere infatti distaccata, ma connessa allo stesso tempo: macro e micro, accarezzando ogni ambito del pensiero umano, a 360 gradi.
Questo lavoro è stato spesso difficile per mille motivi, ma ha comunque dato forma alla nostra isola. Siamo mossi semplicemente dalla nostra voglia di metterci in gioco, dal nostro ripudio per l’accidia e l’indifferenza dilagante. Senza secondi fini, senza alcuna appartenenza politica o partitica, senza aspetti controversi e senza una lira.
Per quanto mi riguarda, mi piace studiare le logiche dei teatri politici. Non da tifoso, però.
Metodicamente cerco di esplorare i meandri di un organismo politico, per cercare di capirne i veri funzionamenti e retroscena. Intorno a noi, da sempre, ci sono fazioni contrapposte, ognuna coi propri leader, ognuna con le proprie controversie. Proprio come ogni cosa, d’altronde: c’è sempre un lato oscuro.

E’ proprio di questo che voglio raccontarvi, cominciando dalla prima storia di oggi, intitolata “M&M’.

Ricordate come ci eravamo lasciati prima dell’estate? Ricordate il rovente clima politico in Italia?
Litigi continui, attacchi, accuse e smentite si alternavano quotidianamente, in un governo giallo-verde in stallo ormai da mesi. Il fuoco amico era all’ordine del giorno, con attacchi reciproci da parte delle forze governative.
Tuttavia quel governo, durante il suo mandato, nonostante i conflitti giornalieri, è stato in grado di impostare una linea politica ben definita, quasi identitaria, strutturata e congegnata all’unisono dalla macchina propagandistica di entrambi i partiti. Questa situazione, nel tempo, ha causato momenti che tutti ricordiamo: la firma di Conte sui decreti sicurezza, il medievale Congresso delle Famiglie supportato dalle forze di maggioranza, la campagna di diffamazione nei confronti delle ONG, la costante e continua denigrazione degli oppositori politici, gli episodi di razzismo e xenofobia verificatisi durante tutto l’anno in tutta la penisola e molto altro. In sintesi, un anno di conflitto e amore, litigi e leggi approvate all’unisono: un controsenso dopo l’altro. 
Una stagione che difficilmente dimenticheremo.

Alla fine, però, qualcosa accade.

Il 7 agosto 2019, in Parlamento, l’incantesimo si spezza: il Senato boccia la mozione del M5S sullo stop alla Tav. E’ l’episodio conclusivo (o quasi) di una lunga stagione di crisi, stagione che potrebbe dirsi nata critica.
Il giorno successivo, il primo M di questa storia, che chiameremo M1, reclama dalle spiagge della Romagna, tra un culo e l’altro, la volontà di nuove elezioni, stroncando così la vita al governo giallo-verde. Il 9 Agosto, dopo due giorni, l’ex ministro dell’interno ufficializza la mozione di sfiducia al Senato nei confronti di Conte.
Il resto è storia, con il discorso del premier che ha stupito tutti: una manovra di capovolgimento mai vista, una lista di cose non dette per 14 mesi, di quelle volte in cui voleva dirgliele, ma non l’ha fatto. A quanto pare, celata dietro il perpetuo sorrisetto del non-ex premier, c’era una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro. Tutto bellissimo, se di mezzo non ci fossero atti vergognosi come la firma e la rivendicazione dei decreti sicurezza e del DDL Pillon per esempio, oltre al silenzio-assenso su tutto il resto. Ma, si sa, la politica non guarda indietro.

Comunque, tornando al discorso del premier: quel giorno in aula erano tutti attoniti. Tutti tranne uno, ovvero l’altro M di questa storia, che chiameremo M2. Lui rideva, lo ha fatto per tutto il tempo. E applaudiva, mentre Conte annunciava di voler presentare le proprie dimissioni. Quello che è successo era già nell’aria, l’accordo che ha portato alla formazione dell’attuale governo.
Chi l’avrebbe mai detto? La stretta di mano tra acerrimi nemici. Qualcosa sulla quale i partiti di massa hanno rimuginato quarant’anni accaduto così, nel giro di qualche settimana. La liquefazione dello spazio politico sembra essere completa. Tutti via dunque (tra cui Toninelli, che ci mancherà per sempre), tranne qualcuno: chi agli Esteri, da miracolato quale è, chi rimasto allo stesso posto, con quello che è stato definito come uno dei capolavori trasformisti più veloci di sempre.
Ma il punto di questa storia non è qui. La cosa che più mi è sembrata errata è la narrazione che ne è venuta fuori: l’errore madornale, la sfuriata, il gioco di strategia che ne è seguito.

Innanzitutto, comincerei dal primo M.

Ciò che è stato raccontato dalla maggior parte dei politici, dei media e dell’opinione pubblica è che M1, per colpa di qualche mojito di troppo, abbia peccato di ὕβϱις, infervorato nei sensi dalla situazione in cui si trovava, col sole che gli picchiava sulla testa e gruppi di ballerine seminude attorno. Conoscendo il personaggio, non è cosa impossibile. Ma se non fosse così? Se avesse pensato più in prospettiva degli altri?
Guardiamo ai fatti: nel governo precedente l’atmosfera era ormai ingestibile: due potenti macchine di propaganda continua e violenta non possono andare insieme, soprattutto quando diventano incrociate. Il tavolo, poi, è saltato ad agosto, in piena stagione estiva.
Tuttavia, M1 non ha annunciato di volersi staccare dal governo, ritirando i propri ministri. Ha invece chiesto nuove elezioni, dimostrando così una scarsa conoscenza della legge costituzionale stessa. Ma è
 successo davvero questo?


Qualcuno mi diceva sempre “conosci il tuo pubblico”. 
M1, dal canto suo, pare lo conosca bene: sapeva bene che l’illegittimità di nuove elezioni, nel momento della formazione di una nuova maggioranza parlamentare, non potesse essere un argomento in grado di penetrare nel proprio elettorato, che più che un elettorato è una fan-base. Da qui la meta-narrazione sulla volontà di andare alle urne, con frasi come “un fascista chiederebbe mai elezioni libere?”, dimenticando le elezioni italiane del ’24 e quelle tedesche del ’33.
Ma, si sa, questo personaggio non è noto per la sua intelligenza. Dopo aver messo in ordine le proprie fila, il profilarsi di un’alleanza tra PD e M5S in prossimità della legge finanziaria (e della ricerca dei 23 miliardi di euro per non far scattare le clausole IVA) è stata come un’oasi nel deserto: aspettare, lasciar fare il lavoro sporco agli altri, criticandoli, con i classici “se ci fossi stato io”, e tutto il resto. Un boccone ghiotto insomma, perché stare all’opposizione è più semplice. E non fa perdere consensi. Consensi che verranno capitalizzati più in là, quando il terreno sarà pronto.

Non così troppo in là comunque: d’altronde, quanto possono durare insieme?

Tuttavia, qualche intoppo c’è stato. Fra questi, sicuramente, M1 ha commesso il cruciale errore di sottovalutare i propri nemici che, alla prima occasione, lo hanno azzoppato.
Qui entra in gioco M2, raffigurato da TvBoy come il cupido del neonato governo. Tuttavia, archi e frecce a parte, qualche giorno fa ha annunciato la scissione (anche questa nell’aria da tempo) dal PD. Il suo nuovo partito si chiamerà “Italia Nuova” e sarà il SUO partito, ovvero l’ennesima scissione dell’atomo.
La palla è stata colta al balzo fulmineamente, svelando un’impalcatura pronta all’evenienza, preparata in maniera minuziosa da tempo: nel discorso successivo a quello di Conte al Senato e alla replica di M1, M2 esprime le istanze di qualcuno che parla “per il bene del paese”, facendo passare quello che succederà di lì a breve come un atto nobile di responsabilitàUn partito confinato nelle divisioni interne accetta il trattato di pace con il Movimento di Casaleggio, cancellando così 10 anni di attacchi costanti e continui tra le due parti. Ricordate, M2 è il cupido.

(Vincenzo Livieri, LaPresse 2019)

Dopo 11 giorni però, proprio M2 annuncia la scissione, togliendo 25 deputati e 15 senatori al PD per andare a formare il nuovo soggetto partitico.
A livello politico, questo equivale a prendere il gioco in mano, sedersi al tavolo di prepotenza. Ed equivale, oltretutto, all’ennesimo capitolo nella storia delle scissioni di sinistra. Storia che dura ormai da cento anni.

Tuttavia, il punto, anche qui, è un altro.

Questa storia è durata 29 giorni. Lo spazio politico si è completamente invertito, lasciando un perno al centro, quel nocciolo di parlamentari grillini.
Cose che un mese fa si ritenevano impensabili, oggi sono realtà: i nemici di sempre alleati. Il M5S, in soldoni, si candida ad essere la nuova DC dello spazio parlamentare.
Conte si muove con mosse quasi “giolittiane”, passando da Atreju (il raduno dei fan della Meloni) alla festa di Articolo Uno (il movimento di Bersani) nel giro di poche ore. Un personaggio capace di capovolgere la situazione con una ben congegnata macchinazione comunicativa, opera di Casalino&Casaleggio.
Matteo Renzi è stato capace di prendere il gioco tra le mani, aspettando nel mostrare le proprie carte, per poi riuscire a stravolgere lo spazio partitico e guadagnando così il diritto di poter trattare alla pari con gli altri esponenti partitici.
Ma c’è un giocatore espulso dal campo, pronto a raccogliere tutto ciò che può, con la stessa fame mostrata durante il perpetuo tour fra le sagre di paese. L’opposizione è gioco facile per un maestro di propaganda costante, cattiva e spesso piena di falsità. Questo, d’altronde, Salvini lo sa bene, da tempo.

 

Mister O
(ph: T. Supertramp)