La coda lunga del caso Battisti

Perché anche l’arresto di Cesare Battisti costituisce un’arma propagandistica.

Cesare Battisti è stato arrestato il 12 gennaio 2019 a Santa Cruz de La Sierra, in Bolivia, a 900 km dalla capitale La Paz. Al momento dell’arresto, l’ex componente dei Pac indossava baffi e barba finta, occhiali da sole e cappellino verde.

Dopo 36 anni di latitanza e mancate estradizioni, la primula rossa dell’organizzazione proletaria viene riportata in Italia, grazie anche allo sblocco della situazione effettuato del nuovo presidente brasiliano Jair Bolsonaro. L’ex latitante italiano non metteva piede in Italia dal 1981, quando evase dal carcere di Frosinone per scappare prima in Francia (dove beneficiò largamente della dottrina Mitterand, diventando anche uno scrittore di successo), poi in Messico ed infine in Brasile.

Chi è Cesare Battisti?

Ex terrorista italiano attivo durante gli anni di piombo, militante nei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), è stato condannato ad un ergastolo per quattro delitti: due commessi personalmente e due in concorso con altri. Battisti proclama ancora oggi la sua innocenza per quanto riguarda gli omicidi commessi personalmente, ma non ha mai negato gli altri reati a lui imputati, tra cui le varie rapine, definite da lui (come dai suoi compagni) “espropri proletari”.
Oltre alle accuse per omicidio, Battisti è accusato di possesso illegale di armi e banda armata (aggravate dalle finalità terroristiche), furto, associazione sovversiva, rapina e successivamente evasione. Per i quattro omicidi subì l’ergastolo.

Cesare Battisti

Negli ultimi tempi, il suo nome è saltato nuovamente alla ribalta in seguito alle elezioni brasiliane, fino all’epilogo degli scorsi giorni in Bolivia. Una mastodontica campagna mediatica si è sviluppata su tutti i canali di informazione, italiani ed europei, alimentata dai continui interventi sui social dei protagonisti politici degli ultimi mesi. Ma l’uso e l’abuso propagandistico effettuato da parte dei vari esponenti di turno lascia trapelare una forte incoerenza di fondo. Ad esempio, a partire dalla presenza delle cariche istituzionali in parata all’accoglienza del terrorista all’aeroporto di Ciampino, oltreché dall’impalcatura mediatica costruita sui social, con numeri spaventosi.
Volendo abbassarci a fare confronti, un mese fa moriva Antonio Megalizzi, giornalista italiano, a Strasburgo: ad accogliere la salma solo il Presidente Mattarella. Nessun ministro, nessun poliziotto. Evidentemente l’evento non faceva gola agli sciacalli.

Si potrebbe dire che stonava nelle trombe propagandistiche.

Cesare Battisti, in realtà, è solo uno dei tanti (secondo le stime, una sessantina) terroristi italiani, neri e rossi, che ormai da diversi decenni sfruttano la refrattarietà di certi paesi all’estradizione.

In Nicaragua si nasconde Alessio Casimirri, 68 anni, ex Brigate Rosse, membro del Commando che coordinò l’agguato di Via Fani, in cui morirono 5 componenti della scorta di Aldo Moro e iniziarono i 55 giorni che finirono con la morte dello statista italiano. L’ex brigatista continua dal 1982 la sua latitanza nel paese Sud Americano, dove è riuscito ad ottenere la cittadinanza e gestisce un bel ristorante sulla costa.

Alvaro Lojacono, 63 anni, sempre ex brigatista, sempre presente nel Commando di Via Fani. Nel 2000, la magistratura italiana riesce a catturarlo dopo una lunga latitanza fra la Francia e la Svizzera (da cui ricevette la cittadinanza) ma, ottenendo la scarcerazione, evitò l’estradizione in Italia: il diritto francese non prevede la condanna in contumacia (senza la presenza dell’imputato) ed il diritto svizzero non prevede l’estradizione per i propri cittadini.

Vittorio Spadavecchia, ex Nar (Nuclei armati rivoluzionari), nucleo orbitante nella galassia nera italiana durante gli anni di piombo, ritornato alla ribalta nelle cronache degli ultimi anni per i suoi noti rapporti con Massimo Carminati, mente principale di Mafia Capitale. In questo momento si trova a Londra, dove intrattiene rapporti d’affari in totale tranquillità.
Spadavecchia – che non ha mai scontato un giorno di pena in Italia – è stato condannato a 15 anni di reclusione con la sentenza della Corte di assise di appello di Roma del 17 giugno 1988, divenuta irrevocabile il 5 giugno 1989, per diversi reati: attentato per finalità terroristiche, banda armata, sequestro di persona, violazione di domicilio, lesioni personali aggravate, rapina, furti aggravati, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi.”
(Fonte: Sole 24 Ore – “Londra lavatrice mondiale del denaro sporco: 100 miliardi riciclati all’anno“)

Delfo Zorzi, ex esponente di Ordine Nuovo, accusato da alcuni collaboratori di giustizia di essere tra gli esecutori materiali delle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia, ma poi assolto da tutte le accuse, vive in Giappone ormai da diversi anni. Dagli stessi anni dirige un’imponente attività imprenditoriale tra il Giappone e l’Italia che, come si può vedere in un’inchiesta de L’Espresso del 2005, non è esente da ombre e dubbi.

Si potrebbe andare avanti ancora e ancora, ma ho scelto di riportare qui gli esempi più eclatanti.
Avete mai sentito parlare di queste persone?

E’ chiara la strumentalizzazione politica che si sta traendo dal caso Battisti. Se si volesse davvero combattere il fenomeno della latitanza tutta made in Italy, si parlerebbe anche di tutti gli altri. Invece nulla, silenzio tombale. Colmato solo dalla parata istituzionale avvenuta a Ciampino e dalle esultanze dei vari sciacalli che litigano per accaparrarsi un pezzettino di responsabilità dell’arresto.

Del resto, siamo il paese in cui Roberto Fiore, violando apertamente la costituzione, ancor prima di ritornare in Italia, è riuscito a fondare a distanza, nel 1996, Forza Nuova: un “partito” di stampo dichiaratamente fascista, che all’interno di sé raccoglie ex terroristi neri e violenti di “razza italiana“. Ricordiamo che il fondatore di Forza Nuova è stato condannato per banda armata e associazione sovversiva come capo di Terza posizione, organizzazione neofascista che riuniva sotto la sua bandiera i peggiori criminali neri della storia italiana. Fiore nel 1980 scappa in Inghilterra, rifugiandosi a Londra, dove intratterrà rapporti misteriosi, riuscendo addirittura ad infilarsi nei palazzi del potere economico londinese, trovando misteriosi finanziatori e svariate alleanze per il suo nascente partito (ricordiamo la storica amicizia tra Fiore e il leader dell’estrema destra britannica Nick Griffin).
(Fonte L’Espresso: “I segreti di Roberto Fiore, il fascista a capo di Forza Nuova“)

Roberto Fiore

Negli anni della latitanza londinese, riuscita anche grazie allo status sui rifugiati politici durante il governo Thatcher, Fiore risulta essere stato coperto e protetto come membro dei servizi segreti inglesi (MI6): secondo la legge britannica, non si può procedere all’estradizione di un rifugiato politico se nel processo ci sono sospetti di legittimità.

Nel ’99, Fiore, assieme a Massimo Morsello, (suo amico intimo ed ex terrorista italiano dei Nar) poté tornare in Italia, poiché i reati che pendevano sui loro capi caddero in prescrizione.
Fu proprio allora, proprio con Morsello, che consacrò personalmente Forza Nuova.

Ed è proprio con Forza Nuova che Roberto Fiore, il febbraio scorso, ha presentato a Bologna i candidati per le elezioni del 4 Marzo, in piazza Galvani.

La stessa città che fu vittima, il 2 Agosto 1980 alle 10:25, dell’esplosione di una bomba nella stazione ferroviaria. Come esecutori materiali fuorono individuati vari militanti di estrema destra. Fra gli indagati figurano, ironia della sorte, Fiore e Morsello stesso.
Morirono 85 persone, 200 rimasero ferite.

Con quasi 70 latitanti ancora in giro per il mondo (non contando quelli che abbiamo in casa), frasi del tipo: “Con questo arresto dimostriamo che non si sfugge alla giustizia italiana”, sembrano battute infelici.

L’arresto di Battisti, d’altronde, è un atto giusto, per lo meno coerente con le leggi dello stato italiano. Comunque la si pensi a riguardo (innumerevoli sono le teorie sull’innocenza dell’italiano), Cesare Battisti ha una condanna e successiva pena da scontare in Italia: questi sono i fatti.
D’altro canto, però, “dimenticarsi” quotidianamente di personaggi come Roberto Fiore, Morsello o Spadavecchia (ed annessi curriculum), permettendo loro addirittura di riorganizzarsi sotto vesti nuove (e nemmeno tanto), la dice lunga sulla diversità di pesi e misure che le istituzioni e la giustizia italiana tutta sono soliti adoperare: non tanto (come sostenuto reciprocamente, negli anni, sia dalla destra che dalla sinistra), seguendo colori e bandiere, quanto strategie (coercitive o semplicemente mediatiche che siano) ed interessi sommersi.
Senza dimenticare tutti i leaks emersi nel corso degli anni, che (a volte con fermezza, altre con scarsa dimostrabilità) sostenevano, per lo meno, una partecipazione dei servizi segreti (di vari paesi) nell’organizzazione di molti di quegli eventi che caratterizzarono gli anni di piombo.
Ma questa è un’altra storia.

La farsa raccontata dagli omuncoli del teatrino politico non è altro che una mistificazione ridicola, come nelle parodie delle peggiori dittature del Novecento. Si costruisce un’impalcatura che li mostra invincibili ai nostri occhi, quando la realtà è tutt’altro che questa: la giustizia italiana soffre di profonde crisi in ogni sua colonna portante, e si crede di distogliere l’attenzione da queste crepe con atti propagandistici volti alla distrazione di massa.

Ci sono però menti, menti pensanti, che riescono a rigettare queste prese in giro quotidiane. Menti che se ne infischiano di certe logiche, occhi che guardano solo alla realtà dei fatti, senza radicamenti ideologici che possano sfocare la vista.

Solipsia, d’altronde, è anche questo: un occhio indipendente sul mondo, creato per chi vuole costruirsi un’opinione senza essere indottrinato.
Noi saremo qui, ogni giorno, a raccontare la realtà dal nostro punto di vista.

E tu, vuoi sentirla?

Mister O
(ph: Svario)

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