Solipsia Whispers: “Russian Circles – Guidance”

Nonostante sia già passato un po’ da quando sono arrivato in quest’isola fluttuante, mi è difficile sfuggire dal cupo ricordo della mia terra natia.
L’aria cupa e tetra che si respira in quel bosco, soffocato da mostri tanto grandi da far gelare il sangue nelle vene persino ai più temerari, è ineluttabilmente intrecciata con ciò che sono.
Tuttavia ci sono istanti delle nostre vite in cui tutto riacquisisce colore, persino il cuore più spento può riprendere a battere.

Solipsia è così.

Un simpatico vecchietto mi ha sgombrato il pensiero dalle cupe coltri di fumo che lo offuscano da sempre, al punto da avermi portato a regalargli un vecchio lettore di cd a cui ero affezionato.
Sono solo, nel mio negozio.
Mentre la mente combatte come un lupo incatenato il mio ululato riecheggia dentro di me.
Segue le melodie oscure, formidabilmente energetiche e frenetiche dei Russian CirclesPenso, perso, a quanto un gruppo di ragazzi come loro sia riuscito a descrivere questo stato d’animo senza neppure dover ricorrere alle parole.

Lo chiamano post-metal.

Il loro sesto lavoro, Guidance (2016), è tutto questo.

Un album che riesce magistralmente a trasportare il nostro cuore in luoghi lontani, riuscendo a generare un equilibrio alchemico tra cieli tersi e tempeste.
Merito di quest’alchimia si deve anche al produttore, Kurt Ballou, chitarrista dei Converge.

La copertina dell’album

 

La tracklist/backside

 

7 tracce.

7 è il numero che in molte culture antiche indicava la completezza.
Secondo il Corano, 7 sono i cieli creati da Dio, 7 i mari, 7 gli abissi dell’inferno e 7 le sue porte.

7 tracce che si aprono a noi con un cielo stellato, Asa.

La calma prima della tempesta.
Le tracce sono concepite come un unicum dal perfetto equilibrio tra vuoti e pieni.
Il cielo si fa cupo, i suoni iniziano ad avvolgerci come una vera e propria tempesta lenta, inesorabilmente costante nel passo fino ad esploderci davanti agli occhi.

Vorel.

Il tempo si calma, i suoni si fanno più dolci ed avvolgenti.
Lo stridere di una chitarra si intreccia con arpeggi e fraseggi soffici, il climax ritmico fa il resto. Vorrei poter suonare con un batterista del genere.
Giunti a questo punto una marcia mi sorprende mi sconvolge. Entra il basso, rigorosamente fuzzato e compresso.
Torna il post metal puro, il cielo notturno si apre ancora una volta davanti ai miei occhi.
Il doppio pedale ricorda le influenze black metal del gruppo, incalza. Lo stridere di chitarre nel finale mi lascia in balia delle onde.

Era Mota.

Le onde mi trasportano in Afrika, soffice fino all’arrivo della batteria che scandisce l’infrangersi della mia barca sulle onde, come Solipsia con le nuvole e le idee.
Mi rincuora.
Poi torna il dolore, l’Africa nera con tutte le sue sofferenze, tutte le sue guerre.
O, sarebbe meglio dire, le NOSTRE guerre.
Soffia però un vento di libertà nelle nostre orecchie, una voglia di riscatto, una chitarra che sale.

Poi scende la sera.

Nella quiete del cielo stellato in cui torno a perdermi, i feedback ed i tappeti sonori si intrecciano ad una chitarra stavolta timida. Limpida, come acqua fresca dopo essere saliti in cima ad una montagna.
Post rock, sento influenze di God is An Astronaut, Mogwai, Explosions in the Sky. Un dolce climax.

Torna la frenesia, la follia, la violenza.

Ritmi spezzati, prima di una batteria che procede, come i passi di un rivoluzionario davanti ad un mostro, una guerra più grande di lui. La sfinge osserva il passo deciso del ragazzo, duro e pronto alla morte.

Influenze Sludge raschiano le orecchie nella incontenibile veemenza di Calla.

L’aria si raffredda. Eppure riesco a scorgere un sole ergersi possente e distorto.
Gran finale.
Alternanza perfetta di vuoti e pieni, sintesi dell’album.
Il serpente si chiude in se stesso e ritrova la via di casa.
Il cerchio si chiude.
Ora riposo, ebbro di suoni.
Buonanotte.

Aemeth

Ascolta “Guidance” di “Russian Circles” su Spotify:
https://open.spotify.com/album/2UskUDH7emQ3nBqhDgGhzj