Fatti non foste…

Methórios

Filone d’Alessandria, filosofo greco vissuto in epoca ellenistica (III-I sec. a.C.), definiva il sapiente con il termine methórios: “colui che si trova nel mezzo, sulla frontiera“. Con questo sostantivo, intendeva sottolineare una caratteristica principale: il fatto di rimanere sul suo territorio, ma al confine, per avere la possibilità di guardare oltre, verso altri lidi.

Il sapiente, dunque, è colui che, ben piantato a terra, cerca comunque di guardare al di là dei propri limiti, verso luoghi sempre nuovi. Contemporaneamente, però, non perde mai di vista il terreno nel quale si trova. Egli rimane perennemente con i piedi per terra, perché è consapevole che, solamente non perdendo di vista la realtà che lo circonda, ha la reale possibilità di sviluppare concretamente la propria ragione, per rendere la vita effettivamente migliore.

Riscoprire questa tensione tra la realtà e le infinite possibilità che si intravedono al di là di quelli che crediamo essere i nostri confini diventa di fondamentale importanza, specialmente nell’epoca in cui siamo immersi.

Al giorno d’oggi, le informazioni si diffondono ovunque e, in pochissimo tempo, si rendono disponibili a chiunque abbia un qualsiasi dispositivo in grado di connettersi ad internet. Se da un lato questo sviluppo tecnologico rappresenta, indubbiamente, un aspetto positivo (dal momento che abbiamo la possibilità di aver accesso a qualsiasi informazione in tempo reale), dall’altro c’è da considerare che quest’enorme disponibilità di informazioni, se non sottoposte ad attento giudizio critico, può generare paradossalmente una diffusa ignoranza e confusione.

Ogni giorno, ognuno di noi entra in contatto con una marea indistinta di informazioni, tanto che il cittadino comune difficilmente riesce ad orientarsi in modo chiaro e oggettivo. Di conseguenza, lo stesso, di fronte a questo oceano di nomi, teorie ed opinioni, per farsi un’idea, segue il suo personalissimo pensiero. Al di là del fatto che è indubbiamente giusto sviluppare una propria opinione su ogni tematica, è bene però ricordare che, dallo sviluppare una certa idea al ritenerla l’unica verità da perseguire e svelare, accusando la scienza di complottismi vari, c’è molta strada da percorrere.

In Italia, ad esempio, sembra che non sia più necessario essere laureati in Medicina per esprimere opinioni su tematiche delicate come, per dirne una, le vaccinazioni. Basta semplicemente prendere qualche informazione qua e là, aver visto qualche video su Youtube, sentito parlare qualche presunto esperto e, nel giro di qualche giorno, ci si sente così ben informati e competenti sull’argomento da ritener giusto scendere in piazza gridando la propria opinione. Basata sostanzialmente sul nulla,  con in mano striscioni a carattere cubitali inneggianti ai “NO VAX”, o altri epiteti vari.

Inutile dire che, in questo contesto, le vaccinazioni sono considerate fra i più clamorosi successi della scienza medica, perché hanno consentito di tenere sotto controllo malattie infettive e tutelare la popolazione sin dall’infanzia. Il bambino, che è un soggetto vulnerabile, ha diritto ad essere difeso, indipendentemente dalle opinioni personali dei genitori. Se la scienza rappresenta il caposaldo del sapere e di fatto impone una verità dimostrata, allora la vaccinazione rientra nell’interesse del bambino e va tutelato il suo diritto alla salute. Il diritto alla salute del bambino è superiore, dunque, alla libertà di scelta dei genitori, che decidono arbitrariamente sulla salute del minore come fosse cosa propria, giustificando la scelta con criteri non verificabili oggettivamente. Nel caso del vaccino, infatti, sono necessarie evidenze più concrete, che provino la loro presunta dannosità, e queste prove dovrebbero essere presentate usando lo stesso linguaggio, scientifico, che è stato adoperato per dimostrare la loro pubblica utilità.

La scienza si fonda su regole esatte che garantiscono il bene comune.

Si tratta di un’impresa quasi perfetta, capace di generare un insieme di conoscenze condivise ed oggettive, fondate su esperimenti ed osservazioni. La scienza ha la capacità continua di “autocorreggersi” ed ogni volta consegnarci il risultato più vicino possibile alla verità. Per questo motivo, la ragione si rivela come fondamentale per la nostra esistenza. La razionalità ci guida verso un terreno già testato dall’esperienza, ci spinge a non commettere gli errori del passato e ci guida, almeno nella teoria, verso un maggior benessere, verso il bene comune.

E’ chiaro che quando l’irrazionalità sostituisce la ragione e viene applicata alla politica, le conseguenze sono disastrose. L’ignoranza al potere, infatti, stimola l’analfabetismo culturale della popolazione.

La disinformazione, la superficialità e l’ignoranza rendono legittimi l’ingiustizia, i soprusi, le disuguaglianze, eppure in molti casi sono tollerate da coloro che hanno interesse a sfruttare queste decisioni a proprio vantaggio.

Un altro esempio? Il caso del sequestro della nave Acquarius, e l’accusa di “vestiti infetti”.

E’ Il 20 novembre. L’inchiesta che parte dalla procura di Catania riguarda un presunto smaltimento di rifiuti illeciti all’interno dei porti italiani. All’interno dei documenti che accompagnano l’inchiesta, si legge che, nonostante ai migranti fossero state diagnosticate malattie come l’Hiv e la meningite, i loro vestiti non sono stati smaltiti correttamente.

Non serve sicuramente avere particolari competenze mediche per sapere che i virus della meningite e dell’Hiv muoiono a contatto con l’aria nel giro di circa 20 minuti dalla loro esposizione. È chiaro, dunque, che tali malattie non possono trasmettersi attraverso i vestiti.

A causa dell’intervento di personaggi politici e testate giornalistiche, però, la vicenda ha in seguito assunto toni molto più sinistri.

Il Giornale, ad esempio, scrive: “Sui rifiuti smaltiti dall’Aquarius infezioni di meningite, Hiv e Tbc”. Il Secolo d’Italia, invece, denuncia: “Tbc, Hiv, meningite e sifilide: ecco virus e infezioni nei rifiuti di Aquarius”. Immediatamente, l’organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere si è difesa dalle accuse, sottolineando come lo sbarco (operazione avvenuta in oltre 200 episodi) è uno dei momenti più controllati dalle forze dell’ordine e sarebbe stato impossibile mettere in piedi qualsiasi presunto traffico illegale sotto gli occhi delle autorità.

Sulla minaccia dei “vestiti infetti” è intervenuto con forza il dottor Gianfranco De Maio, appartenente all’organizzazione, che alla fine di una conferenza ha affermato che: «la cosa peggiore che si dica è di aver messo in pericolo delle persone», aggiungendo inoltre che «affermare che epatiti e tubercolosi siano trasmissibili dai vestiti e dagli avanzi di cibo è una cosa assurda».

Anche la presidente del Network Persone Sieropositive (NPS), Margherita Errico, si è detta “terrorizzata” per le cose inaudite dette riguardo le modalità di trasmissione dell’HIV, sottolineando come affermazioni di questo genere non si sarebbero lette nemmeno negli anni Ottanta.

È chiaro che la diffusione di informazioni scientificamente scorrette e la speculazione strumentale in ambito politico hanno come conseguenza principale, come sottolineato sempre da Margherita Errico, il fatto di «aumentare il pregiudizio già esistente sull’infezione da HIV per di più associandola alla questione migranti, criminalizzandoli al solo scopo populistico».

È in questo strano meccanismo che varie ideologie politiche vengono, indirettamente, avvalorate da notizie che, fondate su una dimostrabile falsità scientifica, creano un allarmismo vuoto. Il discorso politico tende a strumentalizzare la paura della popolazione di una possibile epidemia. La popolazione si ribella, è indignata, ha paura e, alla fine del cerchio, la politica populista finisce per assecondare, nella maggior parte dei casi, la sua volontà.

L’analfabetismo funzionale in Italia è del 28%.Una percentuale altissima, comparata a quella degli altri stati europei.

Partendo dal considerare questo grave dato statistico, è chiaro che la classe politica per prima dovrebbe preoccuparsi di informare adeguatamente la popolazione, con criterio e con base scientifica, al fine di evitare confusione ed ostacolare la circolazione di informazioni false. L’ignoranza (da cui consegue, come una reazione a catena, la maggior parte dei problemi che caratterizzano la situazione attuale) dovrebbe essere un ostacolo da debellare. Al contrario, viene spesso utilizzata come strumento per portare avanti ideali anti-democratici, aumentando il pregiudizio nei confronti dell’altro (che sia egli un malato di Hiv o semplicemente migrante).

È in un mondo come quello di oggi, così dinamico e reattivo dal punto di vista informatico, che si deve puntare ad una corretta educazione scientifica della popolazione.

La ragione è da sempre descritta, fin dall’antica Grecia, come la caratteristica peculiare dell’essere umano. E’ la ragione che ci guida verso scelte vicine alla verità, alla giustizia ed al bene comune. Del resto, come Dante per bocca di Ulisse ci suggerì:

«fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

 

Prix

(ph: LaCirasa)