SOLIPSIA WHISPERS: “Storia di una ladra di libri – B. Percival”

Germania nazista, fine anni trenta.

La piccola Liesel Meminger è costretta a scappare con il fratellino e la mamma, in virtù delle idee politiche contrarie al regime. Una voce fuoricampo (in seguito capiremo trattarsi di una personificazione della morte) ci introduce alla narrazione, che ha inizio drammaticamente con il decesso del fratellino della piccola (avvenuto, impietosamente, davanti ai suoi occhi). Obbligata dagli eventi a lasciare per sempre la madre naturale, Liesel viene adottata dalla famiglia Hubermann che, nonostante le condizioni economiche precarie, permette alla bambina di imparare a leggere e scrivere. Gli Hubermann, oltre ad occuparsi della piccola, nascondono in cantina un ebreo di nome Max, con cui Liesel condividerà un’amicizia profonda; sarà proprio con lui, oltre che con il padre adottivo Hans ed il piccolo vicino di casa Rudy, che la bambina condividerà i suoi piccoli furti di libri, in nome della passione per la lettura e di una voglia comune di resistenza.

Evitando di divagare ulteriormente sulla trama (che tuttavia meriterebbe pagine e pagine di descrizione, in virtù della storia varia e sfaccettata concepita dallo scrittore Markus Zusak, nel romanzo omonimo da cui è tratto il soggetto), cercherò di spiegarvi di seguito le motivazioni che mi hanno spinto a proporvi questo capolavoro.

Immaginate di assistere ad eventi storici di questa portata con gli occhi di una bambina, di essere catapultati emotivamente all’interno della vicenda e partecipare, in maniera genuina, al suo silenzioso dissenso.

Percival (il regista) si dimostra abile nel focalizzare il punto di vista dello spettatore in quello della nostra ladra di libri. Il suo personaggio, infatti, alleggerisce la percezione di un periodo storico drammatico e consente allo spettatore di filtrare le immagini che vede, attraverso l’ingenuità e l’emotività di una bambina che sembra suggerire la vacuità di tutta quella sofferenza.

Il punto di vista infantile, infatti, si sviluppa ancora di più con Rudy: figlio di una famiglia che rispetta i valori nazisti, ma “ingenuo” al punto da dipingersi il corpo di nero per assomigliare al suo idolo Jesse Owens (ovviamente discriminato dai nazisti per il colore della pelle).

Un gesto che fa ineluttabilmente riflettere su quanto il razzismo (e tutti gli altri terribili valori propagandati in quel periodo) siano unicamente costruzioni mentali (e politiche) degli uomini.

Un’azione forte che ci ricorda che l’odio, la cattiveria ed il razzismo non sono parte dell’immaginario di un bambino, nella sua purezza.

L’intera storia, come detto, si sviluppa per lo più intorno ai piccoli furti di libri, perpetrati con costanza da Liesel. Una scena in particolare, per me forse la più significativa, vede la bambina partecipare al rogo dei libri considerati “inquinanti” per il regime. La piccola riesce ad avvicinarsi all’ammasso di cenere rimasto dopo il rogo, fino ad estrarre un libro sopravvissuto alle fiamme, custodendolo e condividendo il segreto col solo Hans.

 

La scena del rogo.

 

Rubare un libro proibito durante un regime così autarchico significava essere depositari di una conoscenza che in pochi detenevano, spesso l’unica ancora di salvataggio per uscire dalla distruzione: i libri rubati dalla piccola Liesel assumono, infatti, un significato simbolico di resistenza, non tanto attivista quanto intellettuale, poiché capaci di smascherare la falsità delle idee oscurantiste del regime e costruire una “resistenza del pensiero”.

Sono tanti gli appigli e gli spunti che mi hanno colpito in questo film. La morte stessa (la voce narrante iniziale), ad esempio, torna successivamente in scena anche nel finale, interrogandosi sul perché essa venga perseguitata e cercata così morbosamente dagli esseri umani stessi, riportando con sé personaggi ed eventi.

Come ho già detto quindi, sono tanti i motivi per cui parlar bene di questo film. La verità è che “Storia di una ladra di libri” è un film che andrebbe guardato, specie in un periodo come il nostro.

Noi di SOLIPSIA ve lo consigliamo.

 

T. Supertramp