Pance sovrane

Il confine è un concetto vuoto, relativo. Un’effimera illusione.

Nel momento in cui queste parole verranno lette da qualcuno, nel momento in cui queste lettere si uniscono armoniosamente per dare forma al mio pensiero, il confine sarà meravigliosamente valicato, infranto.

L’isola fluttua placida nel firmamento. E’ ovunque ed in nessun luogo nello stesso momento. Ci dona la prospettiva giusta da cui guardare, per comprendere meglio. Non esistono confini a Solipsia. E da Solipsia non si vedono confini, se non quelli naturali, se non i fiumi o gli enormi ammassi di roccia che a volte riusciamo a sfiorare, sporgendoci un po’. Eppure sappiamo bene che le barriere immaginarie che l’uomo pone per separarsi dallo straniero sono più vive che mai. Ardono di fiamma rinnovata: il povero finalmente non deve più prendersela col “governo ladro”, ma con lo straniero.

Semplice. Scontato. Sicuramente non un pensiero innovativo.

Sovrani. Così vogliono essere chiamati. Un movimento che più che un movimento è un propagarsi continuo di una viscida melma nera, composta perlopiù da un misto di nazionalismo e valori cattolici, oltre che della più bieca e deplorevole ignoranza. Reazionari. Bigotti. Nelle prime interpretazioni il tutto veniva amalgamato e definito tramite l’insegna populismo”: una definizione che ha da sempre deviato l’interpretare della spinta vera di questa massa informe.

Sovranismo è rifiuto del trasferimento di poteri dalla dimensione nazionale a quella sovranazionale. Una negazione delle competenze provenienti dall’esterno.

Il messaggio di fondo è, ovviamente, rivolto all’Unione Europea. Ma, più in generale, al globalismo: uno dei teorici principali dell’ideologia sovranista, Steve Bannon, ha una inimicizia storica con il filantropo ungherese George Soros (non a caso l’americano è atterrato qualche giorno fa a Budapest, dichiarando pubblicamente di voler trasferire la sede di The Movement nella capitale ungherese, ma ci arriveremo più in là).

Alzo lo sguardo, guardo fuori dalla finestra. L’isola sta sorvolando l’Europa. Vista da qui pare un porto sicuro, un eterno abbraccio al Mediterraneo che arriva fino al Polo Nord. Questa, però, è solo un’altra effimera illusione, come il confine stesso. Perché basta la percezione che qualcosa sia reale a renderlo reale. 

In Francia, dove il termine è stato posto in un dizionario per la prima volta, esiste il sovranismo “di destra” e quello “di sinistra”, con l’ormai quasi-italico Front National di Marin Le Pen e dall’altra parte Jean-Luc Mélenchon, che fornisce un’interpretazione “rossa” a questa nera nube tossica.

 

Marin Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, due facce del “sovranismo” francese.

 

Ma qui i colori non c’entrano.  Perché il sovranismo è multicolore: giallo-verde in Italia, rosso negli Stati Uniti, blu a fiorellini in Svezia. Proprio nel regno scandinavo, la SD (Svedesi Democratici), partito fondato nel 1988 con il dichiarato intento di combattere l’islamizzazione, sfiora il 20% nelle ultime elezioni. Fascisti petalosi.

Gli occhi scorrono verso il basso: i balcani. L’asse di Visegràd (paesino sulle rive del Danubio dove, non a caso, fu conservata per un periodo la Sacra Corona Apostolica di Santo Stefano d’Ungheria, la famosa corona a due croci che rappresenta il potere del sovrano coadiuvato da quello della chiesa): Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Questi paesi, negli ultimi anni, hanno rifiutato qualsiasi forma di accoglienza. Viktor Orban, premier ungherese, strizza l’occhio a Salvini (con cui ha avuto un incontro a fine agosto, a Milano), per creare una rete di paesi sovrani in grado di poter vincere contro l’Europa dei “tecnocrati”. Così dicono.

In Belgio, il partito Vlaams Belang (Interesse Fiammingo), si schiera dichiaratamente contro l’aborto ed i matrimoni gay: oltre a ciò, nel loro manifesto politico, c’è la volontà di abolire il diritto di voto ai migranti non naturalizzati nelle elezioni comunali.

In Austria, il Partito Popolare, di valori cristiano-conservatori, ha formato l’anno scorso un governo con il Partito della Libertà, formazione politica dichiaratamente nazionalista e anti-immigrazione.   

Poco più in là, acquietato come un isolotto di magnolie in uno stagno, c’è il Regno Unito: gli unici che sovrani lo sono stati per davvero, e ora molto probabilmente si troveranno nella paradossale condizione di dover pagare per sottostare comunque ai parametri UE.

Di Italia non parlerò, se non per citare il fatto che due dei tre movimenti in Europa schierati a favore del “The Movement” sono italiani: Fratelli d’Italia e Lega Nord. Questo movimento, però, sarà probabilmente dichiarato illegale in nove paesi su tredici nell’Unione.

Bannon, dicevamo.

Si può sostenere che sia l’uomo che, per primo, ha messo in pratica “l’ideologia sovranista”, coordinando la campagna elettorale di Donald Trump, come un burattinaio manovra la sua marionetta. A tratti, se lo sentite parlare e chiudete gli occhi, pare di sentire la voce del tycoon americano. Bannon prende la pancia degli americani e la eleva ad ideologia cardine, annulla l’idea ormai secolare dell’America come centro del mondo: non è più tempo di salvare gli altri. Dobbiamo pensare a noi, al nostro cortile di casa.

 

Donald Trump e Stephen Bannon alla Casa Bianca (Photo credit: / AFP / MANDEL NGAN)

 

Dopo aver creato i presupposti per la vittoria dell’attuale presidente americano, lo squalo della Virginia sbarca in Europa con la dichiarata volontà di unire tutti i nomi del sovranismo continentale sotto l’insegna di “The Movement”. Ma, come dicevamo poc’anzi, la maggior parte delle legislazioni dei paesi membri non permettono questa situazione. Al di là di tutto, Il punto è che questo movimento, che nei vari stati prende forme e parole diverse, naviga con un paradosso di fondo. Semplice quanto reale: L’espressione “alleanza sovranista” è essa stessa un ossimoro: un’unione di realtà chiuse, agglomerate semplicemente in vista del confronto elettorale, per poi tornare nei propri confini, facendo sempre molta attenzione a chiudere la porta a chiave.

La società devia sempre più verso questo senso, una chiusura sicuramente non da recriminare completamente all’ottusità dell’essere umano: si sono innescati dei processi globali, che hanno portato ovunque ad una dilagante diseguaglianza, creando un esercito di fantasmi pronti a capovolgere l’ordine delle cose, qualunque esso sia, alla prima occasione. Il 23 maggio 2019 ci saranno le elezioni europee. Paradosso o no, questi movimenti si presenteranno insieme, compatti. Più forti che mai. Possiamo opporci? Innanzitutto possiamo farlo nel quotidiano, rinnegando tutti i comportamenti che inclinano in quella direzione.

Semplicemente, essendo “differenti”.

 

Mister O

(ph: LaCirasa)